Fabrizio Corsi: spero in un calcio nuovo…per i nostri figli
Colpiscono duro le dichiarazioni di Fabrizio Corsi, Presidente dell’Empoli, ai microfoni di Te la do io Tokyo, in onda sui 101.5 FM di Radio Centro Suono Sport. Con la grazia consueta e il tono di voce sommesso, infatti, nella sostanza non le manda a dire.
“Totti è stato un campione – dichiara. Un campione che ha fatto la storia del calcio ma oggi si capta che non ha più quell’entusiasmo. Oppure si capta il fatto che abbia un’aria diversa intorno a lui. Il fatto stesso che ci si ponga la domanda, in relazione a Totti, la dice lunga su quello che sta succedendo. Saranno cose personali se uno vuole giocare anche fino a 50 anni; poi, certo, bisogna giudicare all’interno dell’economia della squadra. Oggi non è il calcio di 40 anni fa in cui si prediligevano i colpi e meno la fisicità”.
Riguardo al suo Empoli, che ha fatto così bene l’anno passato con Sarri – ora al Napoli – e oggi si trova a ricominciare un nuovo percorso, non ha dubbi: “Di fatto Giampaolo è un allenatore che viene da qualche esperienza negativa, ma anche Sarri aveva avuto un’esperienza del genere. A noi piace privilegre l’idea di gioco e di campo che portano questi allenatori.
Sarà difficile ripetere quanto fatto con Sarri ma la squadra ha quella identità lì: speriamo di avere risultati vicini a quelli della scorsa stagione”.
Gli citiamo, allora, quanto riportato da ‘Il Messaggero’, a proposito di una sua dichiarazione quasi spavalda, sul prossimo scontro in casa della Roma.
“Non ho mai detto che l’Empoli sia pronto per l’impresa a Roma, anche perché porterebbe male. Non lo direi mai quantomeno per scaramanzia.
Quello che è certo è che non dobbiamo chiuderci nella nostra metà campo, sarebbe un suicidio.
Abbiamo fatto un figurone, recentemente, con la Roma, anche se poi nelle ultime 2 partite abbiamo raccolto solo un punto.
Insomma, cercheremo di fare la partita“.
Quello tra Roma ed Empoli non è solo uno scontro sul campo, ma anche il confronto tra due realtà differenti, per mezzi economici e filosofia, forse dovuti al fatto che l’una sia una società ancora di proprietà italiana, l’altra ormai con proprietà oltreoceano.
“A proposito delle proprietà estere di squadre italiane, c’è da accogliere in maniera positiva chi viene ad investire in Italia ma ammetto che c’è un velo di tristezza. Con le proprietà straniere si perde un po’ di identità. Se pensate alla Roma di 10 anni fa, la Roma di Sensi…
Ma se servirà a dare nuova linfa perché noi abbiamo perso le energie – noi imprenditori, anche se io sono più un artigiano – ben venga. Io comunque, sono più per le proprietà italiane.
De Laurentis, Agnelli mi appassionano di più rispetto a persone che non conosciamo e hanno meno legame con la nostra gente“.
Sulla vicenda Infront, invece: “noi ci siamo confrontati, ma i numeri che si leggono da altre parti ci fanno riflettere. Noi abbiamo un contratto da 300.000 euro; può essere una forma di concorrenza non adeguata. Non so la forma di reato che si potrebbe ipotizzare.
E non mi sembra che questa cosa non trovi grande spazio sui giornali: meno male che ne parlate voi!
In passato abbiamo visto cose abbastanza equivoche finite in una bolla di sapone.
Mi auguro ci sia una ventata di novità, in questa direzione, anche al di là del calcio.
Me lo auguro soprattutto per i nostri figli.