Regno Unito e il futuro con l’Unione Europea

In Gran Bretagna ci sarà un referendum sulla permanenza oppure no nell’Unione Europea. Il governo britannico non sarà neutrale nella consultazione referendaria sull’uscita dall’Unione Europea. Infatti l’indirizzo dato alla squadra di governo dal primo ministro David Cameron è molto chiaro: “Se si vuol far parte del governo si deve condividere l’impegno per una rinegoziazione delle relazioni con l’Ue e per un referendum con esito positivo”, come riportato dal sito Direttanews.

 

L’obiettivo di Londra non è di abbandonare l’Unione Europea, ma rinegoziare le relazioni con Bruxelles. Le dichiarazioni di Cameron sono state fatte soprattutto per bloccare sul nascere il crescente euroscetticismo che sta invadendo il Paese e il suo stesso partito. Infatti molti parlamentari conservatori si sono già detti pronti a fare campagna per l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea se non si arriverà a cambiamenti radicali. Il referendum sulla Brexit (l’uscita dall’Ue) avrà come alternative di voto lasciare l’Ue o restare nell’Ue. La decisione di David Cameron fa felici gli euroscettici, che credono di poter lasciare Bruxelles. Gli euroscettici possono esultare sul fronte del referendum perché Cameron ha ceduto alle richieste della Commissione Elettorale e ha deciso di cambiare il quesito sul referendum. Il testo finale sulla scheda dovrebbe essere “Il Regno Unito deve restare membro dell’Unione Europea?” o “Il Regno Unito deve lasciare l’Unione Europea?”.

 

Ormai si sono ridotte a quattro le richieste-chiave che il premier conservatore Cameron intende mettere sul tavolo dei negoziati con Bruxelles per garantire il suo appoggio alla permanenza del Regno nell’Ue in vista del referendum che lui stesso si è impegnato a convocare entro un anno o poco più. Le quattro condizioni, come riporta il Telegraph, sono:
1) una dichiarazione esplicita di Bruxelles che garantisca a Londra di potersi sottrarre a qualunque passo verso un “superstato europeo”;
2) una dichiarazione esplicita che escluda anche in futuro l’euro come moneta unica dell’intera Ue;
3) l’adozione di un cartellino rosso che permetta al Regno Unito di respingere su alcune materie la legislazione europea;
4) una nuova struttura di governo dell’Ue che tuteli di più i 9 paesi esterni all’eurozona rispetto alla maggioranza automatica degli altri 19.

 

Nel Regno Unito ci sono moltissimi euroscettisci ma nello stesso tempo anche molti filo-europei. Il paese è spezzato a metà sul referendum, anche perché se inizialmente Cameron sembrava in prima linea per uscire dall’Ue ora sembra che le sue condizioni diminuiscono sempre di più per evitare di accendere gli animi sul referendum. La Brexit in realtà spaventa l’industria finanziaria che fa ricca Londra ed il Regno Unito, con la Deutsche Bank che per esempio ha già minacciato di abbandonare la City. Ma Cameron sventola i suoi argomenti più forti, ovvero l’essere la seconda economia europea e la prima potenza militare dell’Ue. E sa che i prossimi due anni saranno difficili in ogni caso.