Anonymous attacca il Viminale: migliaia i documenti online

«Per dimostrarvi che non siete inviolabili, per vendicare i fratelli caduti nelle mani del vostro deplorevole apparato repressivo, per smascherare ciò che nascondono i tentacoli del potere, per commemorare le vittime di Stato: quelle di ieri, di oggi ».

I DOCUMENTI ONLINE – Questo è quanto si legge nel blog ufficiale di Anonymous che, dopo aver hackerato il sito del Tribunale di Roma, ha raggiunto i database del Ministero degli Interni. Sono circa 2600 i documenti finiti online per mano degli attivisti: circolari sulle manifestazioni degli studenti di febbraio, relazioni tecniche sullo smaltimento di rifiuti tossici, contratti, documenti relativi all’ «oppressione delle forze dell’ordine», dettagli sul caso Muos. Numerosi i riferimenti all’inquinamento industriale, dove si citano il caso di Marghera, di Venezia, del Tavoliere delle Puglie. Si tratta della distruzione degli ecosistemi e della contaminazione di falde acquifere relative alle raffinerie, alle acciaierie e all’attività di aziende come ENI e ENEL. Un’intera sezione è dedicata alle «vittime dello Stato», di cui sono inanellati i nomi in una lunga lista: nomi della cronaca recente come quelli di Stefano Cucchi, Federico Aldrovandi, Carlo Giuliani e Gabriele Sandri, fino ad arrivare agli anni ’70 con Piero Bruno e Rodolfo Boschi. Si parla quindi della «mancanza di una legge contro la tortura da parte delle forze dell’ordine, che determina una assoluta mancanza di tutele per chi si trovi sotto la custodia degli agenti», prendendo come chiave di lettura ‘il gran numero di suicidi tra i detenuti di molte carceri’ e «il disgustoso modus operandi che anima le perquisizioni, vere e proprie attività inquisitorie ed oppressive».

GLI ARRESTI – Per il momento sono quattro gli hacker finiti agli arresti domiciliari: Gianluca Preite, Ludovico Loreti, Simone Luchetta e Jacopo Rossi ma altri nomi si andranno ad aggiungere alla lista, secondo quanto dichiarato dalle autorità. Anonymous, però, ha voluto prendere le distanze da questi ultimi tramite il profilo Facebook: «Ci distacchiamo completamente da questi ideali da ‘teppisti informatici’ e quando la gente capirà che Anonymous è nata nel web, ma vive ogni giorno nelle strade, forse sarà troppo tardi. I quattro arresti di questa mattina e le dieci perquisizioni sono state rivolte verso ‘hacker’ che si sono auto-definiti con il nome di Anonymous per far screditare questa IDEA. Oltre a questo, ci teniamo a dire, che Anonymous NON attacca mai per interesse personale, a diversità di quello che hanno fatto queste persone».

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LA MINACCIA ALLE ISTITUZIONI – I cyber-attivisti hanno ben precisato che la loro intenzione principale è quella di svelare l’omertà delle attività istituzionali nel comunicato che occupa l’intera home del blog. «Migliaia di telecamere spiano le nostre azioni quotidiane, i dati in ultima analisi arrivano alle forze dell’ordine; anche i nostri gusti e le nostre abitudini sono mappati sfruttando l’uso della rete. Tuttavia per una volta i potenti signori dei Ministeri invece di occuparsi di violare la privacy di ignari esseri umani, dovranno preoccuparsi di tutelare la propria». Parole che suonano come un avvertimento e che lasciano intravedere che l’operato di Anonymous non si fermerà ai documenti del Ministero degli Interni. E gli hacker fugano ogni dubbio in proposito: «Siamo ancora qui, più infuriati che mai».

di Alessandra Corsini

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