Le misteriose spese di Marino “l’imbucato” finiscono in Procura

Il sindaco Ignazio Marino, in seguito agli esposti presentati dai gruppi del M5S e Fratelli d’Italia, è finito sotto la lente d’ingrandimento della Procura di Roma che ha aperto un fascicolo sulle spese da lui sostenute. Si ipotizza il reato di peculato, ma, per il momento, si tratta solo di un fascicolo “atti relativi”, cioè senza ipotesi di reato o indagati. Per capire meglio le dinamiche che hanno portato i conti di Marino in Procura dobbiamo fare un piccolo passo indietro nel tempo.

Galeotto fu il mese di settembre ed il viaggio negli Stati Uniti, viaggio effettuato in concomitanza con il Papa, ed in particolare l’ormai arcinota trasferta a Filadelfia. Chi ha invitato Marino a Filadelphia? Papa Francesco, a suo tempo, dichiarò, anche con una buona dose di stizza, di non essere stato lui ad emanare l’invito: “Ho chiesto agli organizzatori e neanche loro lo hanno invitato: è venuto spontaneamente”. La smentita, peraltro clamorosa, ha fatto praticamente il giro del mondo, ed è stata seguita da uno scherzo telefonico ad opera dalla trasmissione radio “La Zanzara” ai danni di monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Il prelato, interrogato da un finto Matteo Renzi, è caduto con tutta la tonaca nello scherzo, ed ha rilasciato dichiarazioni imbarazzanti (per il sindaco s’intende): “Certo che Marino si è imbucato. Lui ci ha brigato. Ha cercato di sfruttare questa situazione, e questo fa imbestialire il Numero Uno. Il sindaco è una brava persona. Però nessuno lo ha invitato, ha fatto una figura da bischero…. Il Papa era furibondo”.

Questo imbarazzante “incidente diplomatico” con il Vaticano ha portato alla formulazione di un’ovvia domanda: chi ha pagato il viaggio di Marino? Dal farsi la domanda al dare inizio ai “lavori di scavo” nelle spese del sindaco il passo è stato piuttosto breve. E mentre il Campidoglio è stato costretto a pubblicare i conti del sindaco imbucato sul proprio sito, sui social network si polemizzava ed ironizzava sulle vicende statunitensi di Marino con l’hashtag #Marinoimbucato e con tutta una serie di fotomontaggi apparsi qua e là su Facebook in seguito alla nascita di gruppi a tema quali “Marino si imbuca”, “Imbuchiamoci con Ignazio Marino”, “Marino si invita agli eventi” … Anche Dado ha voluto dare un contributo al succulento “affaire de noantri” spopolando in rete con la canzone “Marino imbucato dal Papa a Filadelphia.

Per par condicio precisiamo che il sindaco, quando ancora non era l’imbucato nazionale, aveva motivato la trasferta come un’occasione di incontro con filantropi e mecenati, e, una volta giunto sul luogo del delitto, aveva annunciato la nascita di un fondo dedicato. Inoltre, il Comune di Filadelphia ha confermato che Marino era stato invitato dal collega Michael Nutter all’incontro mondiale delle famiglie con il Santo Padre, dicendo però che i costi della visita (per lui e una addetta stampa) erano a carico della Temple University dove il sindaco aveva tenuto una lezione. Ma Marino era accompagnato da altre due persone, per le quali è ovvio che abbia pagato il Campidoglio. Ma il viaggio e l’imbucata a sorpresa sono solo la punta dell’iceberg perché sotto l’acqua si nascondono numerose costose cene di rappresentanza pagate con la carta di credito del Comune.

Una di queste cene è quella offerta nel ristorante romano “Sapore di Mare” ad alcuni esponenti della comunità di Sant’Egidio, cena peraltro “offerta per motivi istituzionali” al costo di 150 euro, smentita clamorosamente dalla nota comunità che dichiara: “Fino ad oggi non sono mai stati offerti pranzi o cene, a spese del sindaco Marino, a responsabili della Comunità di Sant’Egidio”. Un’altra “cena istituzionale””è quella offerta in quel di Torino a don Damiano Modena, autore del libro “Carlo Maria Martini: il silenzio della parola”. I due si sarebbero seduti al ristorante “Tre Galli” ed avrebbero consumato un piatto di carne cruda, un vitello tonnato, un piatto a testa di agnolotti, un sottofiletto di Fassone per uno e una selezione di formaggi, il tutto abbondantemente annaffiato con una bottiglia di “Gattinara Tre Vigne” da 37 euro (altro che Tavernello!). Peccato però che tutto questo ben di Dio sia stato rinnegato dallo stesso don Modena che pare non ricordare la cena con Marino. Colpa del Gattinara Tre Vigne?

Insomma, al di là delle numerose cene (nonchè delle spese di lavanderia) che in questi ultimi giorni stanno sbucando come funghi (l’ultima quella svoltasi alla “Taverna degli amici”, un ristorante sito nei pressi del Campidoglio, dove il sindaco, alla presenza di un’immancabile bottiglia di un certo spessore, intratteneva la sua gentile signora in un romantico tête-à-tête) sappiamo che, da quando è diventato sindaco, Marino ha speso la modica cifra di 1.789,43 euro al mese, di cui “773 per rappresentanza e 1.016,43 per missione (?!)”. Ed è lo stesso Campidoglio a dircelo in una nota, nella quale dice anche che “le spese di rappresentanza degli organi di governo del Comune di Roma Capitale per il 2014 ammontano complessivamente alla cifra certificata di 128.028,10 euro”.

Nell’attesa che la magistratura faccia il suo dovere e ci aiuti a capire meglio se effettivamente a carico del Comune ci siano state troppe ed inutili spese, non possiamo fare a meno di pensare che se il sindaco non avesse ceduto alla tentazione di imbucarsi, probabilmente tutta questa faccenda non sarebbe mai venuta a galla.  marino imbucato 1