«Sono gay»: l’uragano Charamsa si abbatte sul Sinodo

A poche ore dall’inizio del Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, la questione omosessuale nella Chiesa monopolizza l’attenzione mediatica. Con un timing a dir poco sospetto, infatti, è balzato alle cronache il coming out di Krzysztof Charamsa, monsignore polacco. Il quarantenne prelato, officiale della Congregazione per la dottrina della fede, secondo segretario della Commissione teologica internazionale nonché docente presso diversi atenei romani aveva, nei giorni scorsi, criticato aspramente il linguaggio di alcuni sacerdoti del suo Paese nei confronti dei gay. Poi, del tutto inaspettata, la rivelazione rilanciata dai media polacchi: «Sono gay, ho deciso di renderlo pubblico, non posso più nascondermi, ho un compagno». Charamsa ha poi spiegato di non potersi più nascondere e di non voler più agire da «fariseo». Ha poi aggiunto di essersi innamorato di un uomo che lo ha fatto anche sentire un sacerdote migliore, criticando altresì l’atteggiamento della Chiesa nei confronti dell’omosessualità.

 

Padre Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, ha dichiarato: «A proposito delle dichiarazioni e interviste rilasciate da Monsignor Krzystof Charamsa si deve osservare che – nonostante il rispetto che meritano le vicende e le situazioni personali e le riflessioni su di esse – la scelta di operare una manifestazione così clamorosa alla vigilia dell’apertura del Sinodo appare molto grave e non responsabile, poiché mira a sottoporre l’assemblea sinodale a una indebita pressione mediatica. Certamente monsignor Charamsa non potrà continuare a svolgere i compiti precedenti presso la Congregazione per la dottrina della fede e le università pontificie, mentre gli altri aspetti della sua situazione sono di competenza del suo ordinario diocesano». Secco il commento di risposta del diretto interessato, giunto poco dopo: «Cercherò lavoro».

 

Quanto forse ha maggiormente destabilizzato il clima già di per sé caldo alla vigilia del Sinodo è stata però la rivelazione di Charamsa secondo cui sarebbero «tantissimi i sacerdoti omosessuali che non hanno la forza di uscire dall’armadio». L’esistenza del fenomeno dell’omosessualità all’interno degli ambienti ecclesiastici è da tempo conosciuta e spesso il celibato obbligatorio costituisce per molti ragazzi che non vogliono accettare il proprio orientamento sessuale una sorta di rifugio nel quale fuggire da una scelta ritenuta non percorribile. La Chiesa rappresenta per molti una sorta di Eden dove la questione di una sessualità inaccettabile viene superata attraverso il celibato. Spesso questo tentativo di cancellazione e rimozione totale della sessualità si trasforma in repressione e può sfociare in casi come quello del “monsignore innamorato” ma anche in gravissimi fatti di cronaca come si è ormai purtroppo abituati ad assistere con frequenza sconcertante.

 

 

padre lombardi

 

@Fedefra85