L’ultima salita di Di Luca
E’ finita davvero, a meno di un improbabile ribaltamento dei fatti con le controanalisi, la carriera di Danilo Di Luca si conclude con gli ingloriosi epiteti di dopato e recidivo a causa della positività all’epo.
Non è servita a nulla la straordinaria fiducia, in lui riposta, dalle tre squadre che lo hanno accolto da redento successivamente alla prima squalifica targata 2009, come a nulla sono servite le parole di pentimento proferite in più occasioni e che oggi suonano vuote e tarocche. Poteva essere una grande chance questo Giro d’Italia, lasciare il segno da uomo pulito avrebbe concesso all’abruzzese l’occasione di accantonare dalla memoria comune quelle tristi pagine vissute qualche anno fa, Di Luca ha scelto ancora l’inganno e questo, per ragioni morali ed anagrafiche, comporterà il forzoso addio al mondo del professionismo. Un vero peccato, in ogni caso, perchè quest’episodio và a sminuire le splendide immagini che la corsa italica ci sta regalando, la maglia rosa coperta da una coltre bianca, i venti gelidi che tagliano le gambe e le salite rese più aspre da temperature follemente invernali, è in questo quadro così romanticamente d’altri tempi che si inserisce il gesto scriteriato. Il ciclista abruzzese cancella così una carriera costellata da affermazioni in ogni dove, i successi all’Amstel Gold Race, alla Liegi ed alla Freccia Vallone lo avevano proiettato in una dimensione internazionale e lo rendevano il rivale più pericoloso per Paolo Bettini, re delle corse di un giorno, poi nel 2005, senza alcuna preparazione specifica, Di Luca arriva quarto al Giro ed è lì che nasce il desiderio di concorrere per la vittoria in questa grande corsa a tappe. Ci riuscirà nel 2007, l’abruzzese, ed anche in quell’anno si ascolteranno voci di doping e si assisterà ad episodi controversi, poi, dal 2009 ad oggi, la sua storia è ben conosciuta. Lascia da appestato, Di Luca, rinnegato dal Team Manager Luca Scinto e da tutta la squadra, non lo hanno mai voluto, a quanto pare, ma sono stati costretti a prenderlo per le pressioni dello sponsor, ennesima conferma di quanto i soldi spesso rovinino anche le migliori realtà sportive.
Per quanto riguarda la gara, invece, oggi si disputerà l’ultima tappa da Riese Pio X a Brescia, 197 km che sembrano un tavolo da biliardo per proseguire quella tradizione che vuole l’ultima frazione come passerella e come tributo al vincitore finale. Cavendish è il favorito d’obbligo per la giornata odierna, il suo strapotere nelle volate è sostanzialmente indiscutibile, a seguire ci sarà la premiazione e l’allestimento del podio, lì Vincenzo Nibali potrà alzare il trofeo del suo primo Giro vinto, sperando che la gioia del successo gli dia la motivazione per volare in Francia e far suo quel Tour che in Italia manca dai tempi di Pantani.