Canili di Roma affidati ad un’impresa che gestisce stabulari
Sembra la trama del film Soluzioni estreme in cui Hugh Grant, medico inglese, scopre un microcosmo sotterraneo di barboni usato come self service per esperimenti medici tutt’altro che etici, da parte di pazzoidi affetti da delirio di onnipotenza. Questa più meno è la situazione in cui si trovano i cani randagi della capitale.
La gara indetta dal Comune di Roma per la gestione delle strutture pubbliche in cui trovano ricovero cani e gatti, è stata vinta da un imprenditore privato di origine pugliese. L’azienda che ha vinto la gara gestisce, non solo, mega canili da 1.200 posti, ma anche gli stabulari per animali da laboratorio dell’Università di Bari. Nonostante l’entrata in vigore della Legge n.281/91, per la prevenzione del randagismo in cui i cani e gatti accalappiati vedono riconosciuto il loro diritto alla vita (fino a quel momento dopo soli tre giorni di permanenza dentro un canile venivano uccisi), c’è chi continua a fare della detenzione a vita dei randagi un vero e proprio affare. Alla notizia che nella gara ponte la multiservizi pugliese si sia aggiudicata tutti i lotti, essendo stata l’unica partecipante, le associazioni animaliste si sono giustamente ribellate e opposte a gran voce.
“Alla luce di questa inquietante scoperta, chiediamo alla Giunta Marino di annullare immediatamente il bando, mettere a norma le strutture pubbliche di accoglienza e andare direttamente alla gara europea. Altrimenti dobbiamo pensare che il passato da sperimentatore del Sindaco Marino abbia preso il sopravvento”. “L’ospedale veterinario di Roma e i canili comunali nelle mani di un imprenditore che spazia dalle pulizie alla monnezza, dalle derattizzazioni agli stabulari animali e alla gestione dei randagi, è come mettere un vampiro ai vertici dell’Avis. Sul serio i cittadini di Roma vogliono questo nel futuro dei loro animali?”, concludono Enpa, Lav e Animalisti Italiani.
La situazione che è emersa in questi giorni è soltanto un prolungamento di vicissitudini pregresse. Già da tempo, infatti, le associazioni animaliste che hanno visto schierarsi in prima linea l’Associazione volontari canili di Porta Portese, attraverso manifestazioni di protesta e presidi sotto gli assessorati di competenza, si sono battuti per la sospensione e il ridisegnamento del bando. Che oltre, a quanto pare, essere stato vinto in maniera controversa, prevede degli importi miseri per i servizi e per le garanzie occupazionali. Una situazione ambigua che pone dei forti dubbi sull’integrità della stesura e sui criteri del bando.