Non solo Volkswagen, la Germania trema

Lo scandalo Volkswagen, che sta causando perplessità nella più grande casa automobilistica del mondo, non si arresta. Nuovi elementi spuntano fuori, infatti lo scandalo Volkswagen si allarga a macchia d’olio in tutto il mondo, trascinando con sé anche il governo della Cancelliera Angela Merkel. Secondo le rivelazioni fatte dal sito online Die Welt, la tecnica di manipolazione dei gas di scarico dei motori Volkswagen era nota a Berlino e anche a Bruxelles già da tempo. Supposizioni che si baserebbero su un documento del ministero dei Trasporti tedesco redatto in seguito a un’interrogazione del 28 luglio presentata dai Verdi per chiedere chiarimenti sul problema dei software sui controlli delle emissioni che riconoscono eventuali test.

 

La vicenda si sta ampliando sempre di più a livello mondiale, infatti, oltre agli Usa, sono sul piede di guerra anche Francia, Italia, Corea del Sud, Australia e la stessa Germania. Intanto l’amministratore delegato di Volkswagen, Martin Winterkorn, si è dimesso. Secondo fonti interne al cds, il ceo non avrebbe più la fiducia del consiglio stesso e sarebbe già stato individuato il suo successore, Matthias Mueller, l’attuale numero uno di Porsche che resta una delle cassaforti più ricche del Gruppo di Wolfsburg, ora alla guida della Volkswagen. Lo scandalo, sembra, non riguarda solo la Volkswagen, Audi e il governo tedesco, ma anche BMV e Seat. Le X3Drive 20d della BMV produrrebbero emissioni 11 volte superiori ai limiti previsti dalle norme Euro6 sulle emissioni di ossido di azoto, ma la società smentisce. Infatti proprio poche ore fa, la rivista tedesca Auto Bild, dopo aver diffuso la notizia che anche Bmw potrebbe essere coinvolta nello scandalo delle emissioni oggi precisa: “Mai avuto l’intenzione di accusare la casa automobilistica di Monaco, di manipolare i livelli di emissioni”. Dunque sulla BMV rimane ancora un mistero. Intanto si viene a sapere che all’ex capo di Volkswagen, Martin Winterkorn, spetta una pensione da 28,6 milioni di euro e una buona uscita di 33 milioni.

 

Oltre a questi enormi problemi, il gruppo Volkswagen potrebbe dover affrontare una gigantesca class action, con 11 milioni di potenziali aderenti. Se la Volkswagen non fosse in grado di modificare il motore delle auto in modo da farlo rientrare nei parametri di legge, i veicoli coinvolti sarebbero inutilizzabili perché illegali. Ai 18 miliardi di multa massima ipotizzata dall’Epa si potrebbe aggiungere un mega rimborso ai consumatori e ai concessionari con i magazzini pieni di auto invendibili, calcolabile attorno ai 50 miliardi di dollari. Già 25 sono le class action annunciate in Usa, che sembrano destinate ad aumentare. In Gran Bretagna, secondo il Daily Mail, centinaia di migliaia di clienti che hanno acquistato Volkswagen, Audi o Seat sarebbero pronti a unirsi per chiedere un risarcimento. La Germania, dopo una serie di scandali, certo non potrà più dare ordini, ne lezioni di onestà e chiarezza agli altri Paesi europei. Il caso Volkswagen non è l’unico, infatti ancora non ci si è dimenticati del caso della GermanWings dove morirono 150 passeggeri e di cui forse, essendo a conoscenza dei problemi del co-pilota, si sarebbe potuto evitare la tragedia.