La Grecia al voto tra futuro e passato

Per la terza volta in meno di un anno, le piazze di Atene si riempiono per assistere alle manifestazioni che segnano la fine della campagna elettorale. Gremita la piazza di Alexis Tsipras, che dal palco si dimostra fiducioso e sicuro del risultato di domenica 20 settembre.

Mentre il principale partito di opposizione, Nea Dimokratia, che pure si trova abbastanza vicino nei sondaggi, sceglie la piccola piazza Omonia per concludere la sua campagna elettorale, Alexis Tsipras si presenta in maniche di camicia e senza cravatta, sempre agguerrito e con un discorso ricco di speranza.

Naturalmente in chi ascolta non è scomparso il ricordo di questi mesi e delle difficoltà che hanno sconvolto Syriza e tutta la Grecia, né nelle parole del premier vengono meno il Mea Culpa o l’ammissione del fallimento, che pure e sicuramente c’è stato. Tuttavia il richiamo è preciso: un altro voto per continuare a lottare, per fare in modo che questo fallimento non segni la fine di un’esperienza di opposizione a questa idea di Europa. Un’Europa che si intende continuare e rafforzare, e che altrimenti sarebbe pesantemente ridimensionata.

Non si dimenticano neanche i meriti, primo tra tutti l’aver portato le vicende della Grecia, paesino di “provincia” mal considerato della zona euro, sotto i riflettori dell’opinione pubblica internazionale e l’averlo reso il punto di riferimento delle istanze di tutta la sinistra europea. E ancora la riapertura della televisione pubblica (ERT), la tutela degli stipendi, della sanità, della casa e dei beni primari.

La preoccupazione, negli ambienti vicini a Syriza, è alta. In particolare si teme l’astensione, più di tutti quella dei giovani, che insieme al 3% che si prevede per il partito Unità Popolare (formatosi dalla costola più radicale di Syriza)potrebbe intaccare non poco il 36% conquistato a Gennaio. Quelle cifre per ora restano un’utopia, poiché gli ultimi sondaggi danno un testa a testa tra Syriza e Nea Dimokratia rispettivamente al 28% e 27% o simili.
Per il partito dell’ex premier pesano anche le parole di Yanis Varoufakis, che recentemente ha dichiarato non solo di non sostenere più Syriza, ma anche di voler votare per Unità Popolare.

Il comizio di ieri, dunque, è servito a rinsaldare e infervorare gli animi, anche se le passioni di Gennaio e di Luglio sono molto scemate, e per richiamare i cittadini al voto. Il mantra del voto utile contro il ritorno della destra, sebbene in sordina, è aleggiato nel discorso dell’ex Premier insieme alle promesse di una lotta anche in ginocchio per il bene del Paese. La contrapposizione tra passato (il ritorno del partito di Samaras) e futuro (la vittoria di Syriza) è stata infatti molto enfatizzata e rilanciata nel corso del discorso di Tsipras.
Insieme a lui, sul palco, non sono mancati i sostenitori illustri: Pablo Iglesias, leader di Podemos, l’eurodeputata verde Ska Keller, Gregor Gysi della Linke, e Pierre Laurent del partito Comunista Francese; a sottolineare quanto il destino di Syriza e della sinistra greca sia ancora strettamente e drammaticamente legato a quello delle sinistre europee.

In piazza Syntagma, ancora sorprendentemente affollata, forse c’è meno entusiasmo, ma la speranza è ancora forte, e la mescolanza di popoli – italiani, spagnoli, francesi, tedeschi, belgi etc…  – che la riempie è forse la conferma più evidente che questa lotta è ancora e di più quella per un’Europa diversa e più giusta.

@aurelio_lentini

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