Puglia, prostituzione: operazione “Peonia Rossa”
È di due giorni fa la notizia di un giro di prostituzione in un centro benessere in Puglia. E tra gli indagati ci sarebbe anche un docente. Una vera e propria associazione a delinquere che ha visto indagate circa 15 persone. Un giro di prostituzione nei centri benessere e massaggi gestito da una presunta associazione criminale composta da italiani e cinesi, tra cui anche un docente universitario, con un volume d’affari di circa 150mila euro al mese. La scoperta è stata fatta nel corso di indagini durate almeno due anni, dagli agenti della Squadra mobile di Brindisi, nell’ambito delle quali all’alba sono stati eseguiti 10 arresti, otto in carcere e due ai domiciliari, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare disposta dal giudice per le indagini preliminari Maurizio Saso su richiesta del Pm Savina Toscani.
In realtà, sembrerebbe ormai prassi abbastanza comune di camuffare il sesso a pagamento attraverso negozi di massaggi o trattamenti estetici, che diverrebbero solo ed esclusivamente una copertura per avere le migliori prestazioni sessuali senza essere scoperti, dal momento che se fuori sembrano banalissimi centri estetici, dall’andirivieni all’entrata di uomini di tutte le età, si riesce a comprendere che così non è. E di casi del genere ne sono stati scoperti molti anche all’interno della capitale, dove sedicenti ragazze orientali con la scusa del centro benessere prestavano servizi di altra natura. Ed è quello che poi è accaduto anche in Puglia.
In questo caso addirittura a capo dell’organizzazione ci sarebbe un professore di matematica e fisica. Secondo le notizie trapelate, sarebbe un docente di seconda fascia di Matematica e Fisica all’Università del Salento, il professore universitario arrestato insieme ad altre 9 persone in una operazione condotta dai poliziotti della Squadra mobile di Brindisi. Si tratta di Chu Wengchang, detto Vincenzo, 57 anni, residente a Lecce, a cui viene contestato il ruolo di capo e promotore dell’associazione per delinquere italo-cinese. Secondo l’accusa, adottava tutte le decisioni operative impartendo direttive per la gestione della prostituzione nei centri massaggi di Lecce e Gallipoli. Le accuse sono di aver costituito una presunta associazione per delinquere composta dal almeno quattro articolazioni operative nelle città di Brindisi, Lecce, Gallipoli e Taranto, finalizzata al favoreggiamento, all’induzione e allo sfruttamento della prostituzione di ragazze di nazionalità cinese poste “in vendita” in diversi centri massaggi e abitazioni private. Il nome dato all’operazione è stato quello di “Peonia Rossa”, uno dei nomi dei centri benessere indagati. Secondo le indagini degli investigatori, le donne venivano costrette con violenza a prostituirsi e in caso di rifiuto venivano minacciate. In un caso è stato accertato che alla donna era stata anche paventata l’uccisione di parenti in Cina.