“Celi, mio marito!” fa rimpiangere Stanlio e Ollio
Chi, in questi giorni, si è sintonizzato sulla terza rete intorno alle 20:15 convinto di trovare “Blob”, si sarà imbattuto su delle immagini inconsuete. Non più il mix satirico di altre trasmissioni tv, ma una finta terrazza condominiale con un lenzuolo steso su cui vengono proiettati dei tweet.
È “Celi, mio marito!”, un programma tutto nuovo creato come anello di congiunzione tra “Blob”, ridotto a quarto d’ora, e “Un posto al sole”. Due programmi che come ha spiegato il direttore di Rai Tre Andrea Vianello durante la conferenza stampa sulla trasmissione, hanno due linguaggi troppo diversi. “Celi, mio marito!”, dunque, dovrebbe contenere sia un carattere sarcastico sulla nostra società sia un’analisi sulle piccole grandi questioni del nostro quotidiano. A condurre l’apripista alla fiction napoletana, è Lia Celi, un’autrice di testi satirici che ha iniziato la sua carriera con “Cuore”, l’inserto de L’Unità, e che attualmente gestisce il blog Bendix, sostenuto da Gianluca Neri, autore di BlogNation e responsabile web per “Le invasioni barbariche”. Accompagnata da diversi inventori e artigiani che durante la puntata costruiscono i loro prodotti, la Celi dirige una sorta di “posta del cuore” affrontando questioni private che alcuni internettiani hanno confidato in un video messaggio o in un tweet. Scoprirsi l’amante di qualcuno, avere un capo più giovane, l’invidia tra donne, la guerra tra i sessi: questi alcuni degli argomenti che vengono analizzati e discussi anche grazie ai commenti rilasciati in diretta dal social network. Il tutto dovrebbe essere ironizzato dalle battute della stessa Celi e da brevi servizi esterni. Un format, dunque, ben studiato, magari con l’idea poco originale di interagire con Twitter, ma che potrebbe ben intrattenere gli spettatori amanti della satira così come quelli curiosi di vicende che arricchiscono la vita di tutti i giorni. Ma allora cos’è che rovina questa scaletta perfetta, rendendo “Celi, mio marito!” decisamente noioso? Soffermandosi a guardare un’intera puntata, sfugge la percezione di un vero filo conduttore. L’ambizioso progetto di accontentare due target diversi fallisce davanti alle battute della Celi che rendono il concetto di “satira” inesistente, creando piuttosto imbarazzanti momenti di vuoto. L’inesperienza davanti alla macchina da presa e la diretta penalizzano certamente la conduttrice che lascia incompiuti argomenti che oscillano tra il gossip e realtà sociali più complesse. Non aiutano ad approfondire la questione del giorno né i 140 caratteri dei tweet postati durante la trasmissione né le classifiche della comica Francesca Fornario e neanche le poesie di Guido Catalano. Gli ospiti noti, come Barbara De Rossi, appaiono poi come delle interruzioni e non aiutano a dare un senso a questo puzzle mal costruito. Tanti gli elementi potenzialmente vincenti, ma che sfuggono ad un risultato armonico. A partire dal titolo, si moltiplicano dunque i dubbi lasciati da questa trasmissione. Almeno fino alla familiare sigla di “Un posto al sole”. Con la regia di Maurizio Moroni, “Celi, mio marito!” è scritto dalla stessa Celi, da Giovanna Ciorciolini, Gianluca Santoro e Assunta Magistro.