“Regalale una stella”, recitava un insulso melenso pezzo di carta che prometteva il “Suo” nome per una stella unica, lontanissima, forse nel frattempo estinta. Abbiamo fatto anche questo negli anni 80, convinti che fosse la cosa più romantica del mondo: “Mi chiedi la luna? Posso fare di più!”. Una stella. Poi, stella, pianeta, pezzaccio di roccia o chissà cosa, poco importava. Tanto – ora possiamo dircelo – quella presunta stella di noi e del nome della nostra bella non ha mai avuto notizia.

La notizia è che oggi, invece, non solo diventa effettivamente possibile, ma potrebbe essere addirittura un’ottima idea, farlo.
L’Unione Astronomica Internazionale ha, infatti, indetto un concorso, il “Name Exoworlds ”, proprio con la finalità di scegliere i nomi dei primi 20 sistemi planetari extrasolari.
Dalle nostre parti, ha risposto prontamente il Planetario di Roma, proponendo di battezzare il sistema scoperto per primo, nel 1992, al cui centro splende una Pulsar chiamata, fino ad ora, “PSR 1257+12”.
Molto “Guerre Stellari”, ma si può far di meglio.

Attingendo alla mitologia latina, per la stella in questione si è scelto il nome “Gravitas”,  poiché le pulsar presentano il campo gravitazionale più potente.
La “Gravitas”, inoltre, era la virtù della serietà e dell’affidabilità. E se non fosse stato per la perfetta stabilità del segnale che la pulsar ci invia, non sarebbe stato possibile scoprire i suoi tre pianeti, che orbitandole intorno ne perturbano la regolarità.

Il primo dei suoi tre pianeti, quello più vicino alla stella (PSR 1257+12 b), è uno dei più piccoli mai scoperti, con una massa paragonabile alla Luna. Per questo si è scelto il nome “Trivia”, uno degli appellativi meno noti, appunto, della Luna. Allude alla sua piccolezza e al triplice movimento che si attribuiva al nostro satellite: in altezza, larghezza e profondità.

Infine, i due pianeti più esterni della pulsar (PSR 1257+12 c e d) hanno una massa circa 4 volte maggiore della Terra: sono due Superterre e orbitano attorno alla stella in modo coordinato. Impiegano rispettivamente 66 e 99 giorni a descrivere le loro orbite. Ciò significa che mentre il pianeta c – il più interno dei due – completa 3 orbite, l’altro (d) ne compie soltanto 2. E’ un movimento in risonanza.
Perciò si è scelto di chiamare questi due pianeti “Antevorta” e “Postvorta”, dai nomi della dea del futuro e di quella del passato. Infatti dal pianeta più lento Antevorta apparirà come un orologio che ticchetta più rapido, proiettandosi nel futuro, e viceversa Postvorta sarà visto dall’altro pianeta come un orologio più lento, che resta indietro, rivolto al passato.

Se questi nomi ad una prima lettura possono apparire non così romantici, al di là della spiegazione sensatissima fornita, l’elemento poetico è, invece, improvvisamente preponderante.
Non attiene in maniera specifica ai nomi, ma risiede nelle stanze di chi questi nomi li ha scelti.

Il Planetario di Roma, attualmente, è chiuso da un anno e mezzo. Pochi ne hanno dato notizia, se non i primi tempi. Poi, come spesso accade, ci si è abituati alla sua assenza. I “lavori di riqualificazione” che ne avevano giustificato la chiusura non sono mai iniziati.

Allora, forse, votare questi nomi avrà un significato molto più profondo, quasi paragonabile a quel famoso pezzaccio di carta col nome della nostra bella del tempo. Significherà lasciare, insieme, una traccia in cielo e una nel cuore della città di Roma.

Per votare: http://nameexoworlds.iau.org/systems/119
Aprire il link, scorrere la pagina fino a trovare “Gravitas, Trivia, Antevorta, Postvorta” e cliccare sul pulsante “vote”!
Può essere un’ottima idea spargere la voce ai quattro venti. C’è tempo fino al 31 ottobre.

Valeria Biotti