Expo da record?
Il balletto delle cifre sulle presenze a Expo è andato in scena sin dall’inaugurazione. Un successo per la società, un flop clamoroso per chi snocciola le “cifre ufficiali” per dimostrare come siano ben al di sotto delle aspettative. Il dibattito sulle cifre si trascina ormai da quasi 140 giorni e, complice l’aumento del numero dei visitatori nelle ultime settimane, è tornato alla ribalta. Renzi non ha rinunciato a mettere bocca sulla questione, ovviamente su Twitter e ovviamente a modo suo: “A tutti quelli che puntano su un flop di presenze, cari gufi laureati, un abbraccio affettuoso”:
Quello sui numeri, però, non necessariamente è un discorso da gufi o da chi non vuole riconoscere il successo – pagare l’abbiamo pagato, non resta che sperare che sia un successo economico e di pubblico. Chiedere di sapere come vanno le cose – come vanno davvero – rispetto a un evento di tale portata è un diritto di ogni cittadino. Non essere preso in giro lo è altrettanto.
Mentre tutti garantivano che Expo stesse andando alla grande, i numeri ufficiali sono stati tenuti a lungo privati, nonostante i tornelli registrassero ogni accesso. Prima era perché “c’è il rischio di esaltarsi o deprimersi, mentre io voglio che il mio team rimanga concentrato sulle cose da fare”, poi per i tornelli impazziti per il caldo (sì, l’hanno detto davvero). L’atteggiamento era quantomeno sospetto: se i risultati fossero stati quelli sperati non sarebbero stati sbandierati ai quattro venti proprio per zittire quei gufi che non aspettavano altro che il flop? A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, e il cambiamento di rotta dell’ultimo mese sembra confermarlo: appena le file hanno cominciato ad allungarsi a dismisura e un numero sempre più alto di visitatori ha calpestato il decumano, su tutti i giornali sono comparse foto e dati a testimoniare il “numero record” di presenze sul sito. Dopo un luglio in discesa libera, l’avvicinarsi della chiusura, le temperature più clementi e i biglietti in promozione quasi ovunque hanno assicurato un agosto decisamente in positivo. E le cifre sono rimbalzate a destra e a sinistra, dopo il silenzio tombale che nei mesi precedenti era stato rotto solo da chi osava mettere in dubbio la vulgata secondo cui “Expo è un successo”. Le trombe sono squillate la prima volta il 20 agosto quando, dopo un Ferragosto “da record”, sono stati superati per la prima volta i 150mila visitatori: “Expo vola: il giorno dei record”. Un record che, però, non è durato a lungo. Il 29 agosto il numero era già salito a 159mila e poco dopo si festeggiava il superamento dei duecentomila visitatori. Ed era solo l’inizio:“Expo, ressa e nuovo record d’ingressi. Tutti in fila appassionatamente”, titolava molto poeticamente il Corriere della Sera la mattina di domenica 13 settembre. Mentre le file d’attesa davanti a Italia, Giappone, Emirati Arabi e Kazakistan – i “Big Four” dei padiglioni – si allungavano fino a superare le 5 ore, infatti, almeno 250mila persone avevano varcato i tornelli. La parola “record” è risuonata a destra e sinistra, immancabile in ogni titolo di giornale o servizio televisivo. E non senza ragione: il sito in questi giorni è strapieno, le code sono infinite già di prima mattina e nemmeno la pioggia sembra poter tenere lontani gli avventori. Ve lo dice una che a Expo ci lavora. Ma. C’è un ma. Se nelle ultime settimane il numero dei visitatori è effettivamente cresciuto esponenzialmente e non si fa fatica a credere alle stime diffuse, c’è qualcosa che sembriamo scordarci. In primo luogo, nessuno sembra ricordare che nelle cifre diffuse dagli organizzatori (“Per una serie di motivazioni tecniche ed operative […] da considerarsi parziale per difetto”, come specificato a più riprese dalla società) è compreso anche il numero di coloro che a Expo ci lavorano. Numeri niente affatto trascurabili, considerando che si parla di almeno 10.000 accessi al giorno, oltre 300mila al mese.
Questo però, non cambia l’eccezionale affluenza delle ultime settimane, né mette in dubbio che le ultime cifre diffuse siano “da record”. Quello che, invece, fa riflettere sul racconto che di Expo e sul suo successo è stato fatto è, tra le altre cose, una dichiarazione – mai smentita – di Giuseppe Sala, Commissario Unico di Expo 2015: “Almeno 220 mila persone hanno visitato oggi l’Esposizione Universale”. Un’ennesima “cifra da record” che, secondo le cifre rilasciate da agosto in poi, dovrebbe essere stata registrata tra il 20 agosto e il 12 settembre. I numeri parlano chiaro. Peccato che, quella dichiarazione, Sala l’abbia rilasciata il 2 maggio. Sì, il giorno successivo all’inaugurazione. La logica esclude che possa trattarsi di due record distinti. Delle due l’una: o i dati di maggio erano sbagliati o lo sono quelli di adesso. A guardare le code degli ultimi giorni – mai viste prima di agosto – c’è da scommettere che quella sulle 220mila presenze fosse una sparata un po’ esagerata per celebrare un “inizio trionfale”.
Peccato veniale? Forse qualcosa di più. Ma, al di là dei “record” veri o presunti, rimane un fatto incontrovertibile. Probabilmente Expo chiuderà in perdita. Secondo il Commissario Unico, infatti, l‘affluenza delle ultime settimane torna a far sperare di raggiungere in totale i 20 milioni di presenze. Un obiettivo che sembra difficile da raggiungere e che, comunque, lascerebbe un buco considerevole. “Per raggiungere il pareggio di bilancio”, infatti, “è necessario vendere 24 milioni di biglietti”. A dirlo non è stato un “gufo laureato” ma uno che, nel successo di Expo, ci spera più degli altri. Era il 2 aprile 2015 e a parlare era Giuseppe Sala.