Agguato a Bari: scontro tra clan
Piove a Bari di domenica mattina, e Vitantonio Fiore 22 anni muore nel quartiere di San Paolo sotto gli occhi dei passanti per mano di un kalashnikov. Perdono la vita poco dopo Claudio Fanelli e Antonio Romito, 30 anni, nella corsa disperata in ospedale.
Il corpo del ragazzo rimane a terra, inerme tra la folla impazzita che forse ha già capito e corre, grida, rimane indignata. Un regolamento di conti, forse riconducibile al padre di Fiore, Pinuccio, dietro le sbarre per il duplice omicidio di due uomini nel ’91.
Ma gli inquirenti non capiscono, c’è confusione nei dettagli, nei racconti di chi ha visto e non ricorda neppure se si trattava di un auto o una moto, tutti comunque concordi nell’aver individuato un uomo con abiti scuri e casco integrale: informazioni insufficenti per ora.
Fiore, figlio del boss di San Pasquale, riportava precedenti penali per detenzione di armi e droga: era stato arrestato nel 2011, dopo che la polizia trovò nella sua abitazione una pistola calibro 38 carica e 10 kg di hashish.
L’agguato segue in fila indiana e riconducibile forse all’omicidio del 5 aprile scorso nello stesso quartiere del trentaduenne Giacomo Caracciolese, criminale sorvegliato, presunto boss del San Pasquale e nemico efferato dei Diomede, la cui morte riaprì il dibattito politico sull’eterna guerra tra cosche.
Intanto, il sindaco di Bari Michele Emiliano invita a deridere l’omertà e a parlare, superando la paura, e chiede al ministro Alfano di <<convocare immediatamente nella città un Comitato nazionale per l’Ordine e la sicurezza pubblica, per discutere non solo dell’omicidio di Bari ma del riaccendersi in tutta Italia del ruolo mortale delle mafie>>.
di Nicoletta Renzetti