Cinzia TH Torrini, quando le immagini superano le parole
Emozionare, far sognare il pubblico, far riflettere. Sembra essere questo il segreto di Cinzia TH Torrini, che ha saputo fare di ogni suo lavoro un vero e proprio successo.
“Nei miei lavori c’è sempre molto di me, dalle emozioni che ho provato alle esperienze che ho vissuto”. Così dichiara la regista fiorentina. E proprio a proposito di esperienze, quella relativa ai suoi viaggi nei paesi arabi del Mediterraneo, attraverso cui ha potuto conoscere la cultura e i costumi di quel luogo, è stata fondamentale per il suo ultimo progetto televisivo, Anna e Yusef, il Romeo e Giulietta dei giorni nostri – una miniserie alla quale dice di tenere molto.
La fiction, che andrà in onda il 7 e l’8 settembre, racconta “un mondo dove le diverse culture si possano incontrare e dove le differenze creino valori, e non conflitti”, proprio come suggerito dalle battute recitate da Adel Bencherif, attore algerino, protagonista insieme a Vanessa Incontrada, attrice di origini spagnole. Secondo la regista, l’appartenere a due culture diverse ha permesso agli interpreti di identificarsi fortemente con i loro ruoli, rendendo ancora più credibile l’intensità delle loro emozioni.
Lunedì 7 andrà in onda su Rai1 la serie tv “Anna e Yusef” da lei diretta. Si parlerà di immigrazione e matrimoni misti, tematiche molto attuali e oggetto di accesi dibattiti. Come è riuscita a parlare di un argomento così scottante senza cadere nella banalità?
L’ho raccontato attraverso la forza dell’amore. Un amore che doveva superare i contrasti e i pregiudizi dovuti all’appartenenza a due culture diverse. Ho cercato di toccare le tematiche in modo che non fosse il meccanismo a portare avanti la storia, ma che si giungesse ai temi attraverso le emozioni. Non stavo lavorando su un documentario, ma su una storia per un pubblico di Rai 1 che la sera, quando accende il televisore, ha voglia di sognare.
Non è la prima volta che si occupa di temi così delicati. Ricordiamo i film Giocare d’azzardo, sulla dipendenza dal gioco, e Iqbal, contro lo sfruttamento minorile. Tra gli anni ’80 e ’90, fin dal suo esordio, infatti, è possibile rintracciare nella sua produzione artistica contenuti di denuncia sociale. Dal 2000, invece, i suoi lavori hanno cambiato direzione. Perché ha scelto di tornare alle origini?
Dal 2000 ho iniziato a dirigere storie in costume, ma non credo di aver smesso di mettere valori e temi nelle mie storie.
Sembra che tra lei e Vanessa Incontrada si sia creata una vera e propria alchimia, al punto che l’attrice spagnola ha preso parte per la seconda volta consecutiva ad un progetto da lei diretto. Cosa l’ha spinta a sceglierla come interprete del personaggio di Anna?
Eravamo ancora nel mezzo delle riprese di “Un’altra vita”, quindi ancora lontani dal successo ricevuto. Ho sentito che c’era una verità nella sua interpretazione, che sarebbe stata importante avere anche in “Anna & Yusef”. Vanessa, essendo molto attenta al mondo che la circonda, ha accettato subito con entusiasmo.
Qual è stato il momento più commovente ed emozionante sul set?
Quando abbiamo iniziato a girare la scena del barcone.
Proprio in queste settimane Rai1 sta trasmettendo “Un’altra vita”. Nonostante si tratti di repliche, la serie tv, le cui protagoniste sono principalmente donne, sta bissando il successo avuto nell’ottobre scorso. Come è riuscita a cogliere le sfumature presenti nei personaggi?
Nei miei lavori c’è sempre molto di me, dalle emozioni che ho provato alle esperienze che ho vissuto. Io mi immedesimo in tutti i personaggi. Sono un’attenta osservatrice delle persone con le loro psicologie, che poi cerco di ricreare.
Che ne pensa della decisione degli autori di “Un’altra vita” di abbandonare la storia di Emma per trasformare la serie in una sorta di antologia in cui, di volta in volta, si cambiano i personaggi lasciando invariato il tema della rinascita? Sarà alla regia anche della prossima stagione?
Abbiamo vissuto tutti questa decisione con un gran vuoto, forse c’è la speranza che prima o poi qualcosa cambierà. Nel frattempo, a breve, inizerò la preparazione della nuova serie di questa antologia. Anche questa storia sarà scritta da Ivan Cotroneo e Monica Rametta.
Quanto incide la fotografia nel suo modo di raccontare le storie? Nei suoi film è prioritaria l’immagine o la parola?
Tutto quello che si riesce a comunicare con le emozioni e con le immagini lo preferisco alle cose dette.
Qual è la sua concezione di “buona televisione”?
Per me è importante non abbassare mai la guardia sulla qualità.
Twitter: @beatricegentili