Tutti in scena con Giuliano Vasilicò
Silenzio in sala, pubblico presente e trepidante, una “piccola” modifica sul copione e si va tutti in scena: uno spettatore amante del teatro, un attore in attesa di un provino importante, un assistente alla regia e, perché no, anche il regista che vuole sfruttare il teatro al massimo delle sue potenzialità. Sono tutti protagonisti di uno stesso “viaggio” nei misteri dell’arte teatrale.
Tante “parti” di un uomo, recitate in modo a volte serio a volte autoironico, da Manuel Fiorentini, giovane attore romano, che ci accompagna in questo “viaggio” attraverso l’opera Il regista in scena, al Teatroinscatola di Roma (Via Lungotevere degli Artigiani 14/16) fino al 26 maggio. Nel curioso teatro romano, con la platea del tutto occupata alla prima di ieri sera – quella degli abbonati, vecchi e nuovi ma anche amici e sostenitori che hanno partecipato, riso a crepapelle e molto applaudito – una scenografia essenziale, composta solo da quattro pannelli neri a rappresentare le quinte. Da queste usciranno di volta in volta i “vari” personaggi interpretati da Fiorentini che, sdoppiandosi, sa essere tanto austero ed energico, quanto pacato e tremolante, o ancora intimorito e disperato. Nessun oggetto di scena per far risaltare al massimo in palcoscenico, vero protagonista dell’opera e del teatro più in generale. Un palcoscenico che rappresenta lo spazio infinito dove un attore puó dare il meglio di sè, spingendosi oltre le proprie capacità.
La trama è presto detta: un regista è alle prese con la preparazione di uno spettacolo e vuole mettere alla prova l’attore da lui scelto per il ruolo di protagonista, impartendogli degli esercizi di varia difficoltà ed entrando egli stesso in scena con dirompente vivacità. Ma come nella vita, anche nel teatro si incontrano degli imprevisti: ecco che l’attore, convinto del suo talento e dell’amore per l’arte scenica, si trova a lottare con il teatro che assume le sembianze di un vortice impetuoso. Quando le “acque” sembrano essersi calmate scoppierà una furiosa lite tra il regista e l’attore, che verrà appianata dal teatro stesso, diventato il fulcro dell’opera.
La regia di Giuliano Vasilicò, maestro del teatro di ricerca da oltre 50 anni, mette in luce il mistero più profondo dell’arte scenica, vista come “organismo vivente che parla, pensa, ama, giudica, attira a sé o respinge al pari di un essere umano”. Il monologo, portato in scena negli anni Novanta dallo stesso Vasilicò, è oggi orgogliosamente affidato a Manuel Fiorentini, abile indagatore dell’animo umano. Con quest’opera, ha saputo egregiamente mettere in pratica il motto del suo maestro: “Sperimentare nella finzione scenica nuovi modi di essere uomini”.
Rimangono, oltre alla bravura di Fiorentini, una grande emozione di quando si spengono le luci in sala e viene illuminato solo il palcoscenico. E, guardandolo, si ha la sensazione di poter fare qualsiasi cosa là sopra, al punto da poter realizzare i nostri sogni, anche quelli che ci sembrano impossibili.