Addio ai centesimi: l’UE e il ritiro delle monetine

Appesantiscono le tasche di ogni pantalone, affollano piattini e ripiani in ogni salotto, tintinnano seccanti in qualsiasi portafoglio. E mandano in perdita l’Europa. Questa l’accusa mossa verso le monete da uno e due centesimi di euro dal Consiglio e dal Parlamento: la questione, in particolar modo, riguarda il costo del loro conio che, in undici anni, ha fatto perdere agli Stati membri una somma pari a 1,4 miliardi.

Produrli, dunque, richiede un valore economico molto più alto di quello delle monetine stesse; elemento d’analisi che ha portato la Commissione europea a cercare una soluzione. Sono quattro le ipotesi esposte in una comunicazione targata UE e individuate dal Commissario degli Affari monetari Olli Rehn: mantenere l’attuale status quo nonostante le critiche ricevute dal Parlamento e dalle associazioni dei consumatori; ridurre i costi del conio, cambiando la composizione della lega con cui sono fabbricate; ritirarle in modo rapido, sospendendo altrettanto in fretta la loro emissione e – forse l’opzione più probabile – lasciarle sfumare gradualmente, interrompendone la produzione, ma non ritirando quelle ormai in circolo.

La posizione dei cittadini europei sulla questione risulta, come spiegato da Bruxelles, estremamente ambivalente. Oltre alla percezione della poca utilità delle monetine e alla loro complessa spendibilità negli acquisti, infatti, tra i consumatori si aggira la paura dell’arrotondamento dei prezzi e quindi del rischio di inflazione. Questo è quanto dichiarato dalla Commissione: «L’atteggiamento del pubblico è misto. Da un lato i cittadini sono legati a queste piccole denominazioni e temono il rischio di inflazione se sparissero, dall’altro le trattano come oggetti senza valore e non le fanno circolare nei canali di pagamento».
Pare quindi che i fattori di natura psicologica, oltre a quelli relativi agli aspetti economici, dovranno essere presi in esame in modo più approfondito prima di alleggerire il lavoro delle Zecche dei diciassette Paesi.

Il processo decisionale ha visto il coinvolgimento di altre parti interessate, come assicurato da Rehn, ma non sembra essere giunto al termine: «La Commissione ha consultato associazioni di imprenditori e consumatori, Tesori nazionali, Zecche e banche centrali sui benefici e sugli svantaggi del conio, ma ora affronteremo questa discussione con le parti in causa e gli Stati membri per capire se emerge una chiara preferenza sulla quale poi basare una prossima proposta legislativa». Lo stesso dibattito ha portato all’eliminazione dei centesimi in Olanda e in Finlandia e al ritiro del penny in Canada: le materie prime, i costi di produzione e trasporto li rendevano dannosi per l’economia. Su questa scia, dunque, la Commissione si appresta a decidere sui quattro scenari futuri e, forse, anche nell’Eurozona si assisterà al tintinnante funerale.

di Alessandra Corsini

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