Expo: il Campo dei Miracoli di Renzi

A sentire Matteo Renzi riecheggia quel motivetto estivo firmato Lorenzo Cherubini,  e infatti il visibilio renziano si riassumerebbe così in poche righe: «Il più grande spettacolo dopo il Big Bang siamo noi, io e te». Lui Matteo Renzi, lei l’Expo. Viaggiando di fantasia ce li si immagina lì, sulla piana di Rho a danzare, Foody e Premier sulle note pop del noto cantautore, felici e contenti in un lieto fine tanto agognato.

La notizia di due giorni fa, la confeziona pret a porter il Premier su facebook. Il piglio caustico che lo contraddistingue e lo porta all’esulto: «Un successo impressionante» festeggia, poi la solita stoccata: «Con il consueto abbraccio affettuoso ai gufi che ci chiedevano di bloccare tutto. L’Italia è più forte di chi scommette solo sui fallimenti». Un elogio e una bacchetta che fanno discutere, soprattutto quando si tratta di un evento discusso ancora pieno di punti interrogativi. Così plausi gratuiti a parte, il Paese applaude ma i numeri ufficiali ancora non arrivano e a parte i detrattori l’Expo rimane a marchio mazzettopoli grazie a chi ci ha abituato che “Grandi opere” e soldi in mano fanno sempre una brutta fine. Ma le arcane polemiche, quelle dei gufi guastafeste, arrivavano anche all’indomani della campagna #iononlavoroperexpo che da occasione ha trasformato l’evento mediatico dell’anno in fabbrica macera disoccupati ad alto rendimento. Era polemica anche a margine di un dibattito che ha investito il tema, la contraddizione,  spreco e sfarzo contro la fame nel mondo per un’immagine diacronica che ha convinto pochi. Perciò nell’attesa di sapere chi siano i gufi che perseguitano da tempo il Presidente del Consiglio e nell’attesa di capire cosa abbia effettivamente acceso così tanto gli entusiasmi del Premier, viene ulteriormente da chiedersi: ma poi?  A onor del vero, è buon segno che Expo apporterà benefici all’economia. Un piccolo contributo che ruota attorno ad un +0,4% del PIL che va dal turismo, all’export sino alla produzione extra a nuovi posti di lavoro (circa 100.000). Risultati che secondo lo studio di Euler Hermes «Expo Milano 2015: Made in Italy alla grande?» attestano Expo come uno dei fattori di crescita del Bel Paese dopo tre anni di recessione. Inoltre, un driver tra imprese, un incentivo alla visibilità e all’interconnessione tra aziende dentro e oltre i confini nazionale. Non tutti i mali vengono per  nuocere, e va dato atto che l’Expo ha saputo tradurre in utile il suo prestigio. Ma sempre in odor di verità, il Campo dei Miracoli di Rho, lascia dei punti in sospeso. Lo stesso studio ammortizza come effetti tipico della manifestazione la caduta delle attività dell’interland lombardo una volta chiusosi l’evento.  Si immagina un crescente rischio che  «la diminuzione delle attività non venga compensata con altre attività» a padiglioni dismessi, ammettendo un crollo sino al 40% delle imprese. In particolare a subire di più sarà il settore edile con un terzo delle aziende che potrebbero chiudere nel 2017. Caduta più morbida invece per il settore alberghiero dove i dati riportano 1 impresa su 10 a rischio fallimento.

Tirare le somme nel quadro delle ipotesi non è semplice né utile. Meno  però  dovrebbe essere l’avvezzo al trionfo, il vociar facile, lo spasmo entusiastico a voler cercar nemici. Il successo di Expo è il successo di un tutti o meglio l’esempio vivente di come, sempre per dirla in musica, “dal letame nascono i fiori”. Di impressionante, tuttavia, per ora c’è solo l’appello da tour operator del Premier, dal ghigno beffardo: “Approfittate dei giorni feriali, se potete: l’Expo è letteralmente invasa dai visitatori” e ancora «Tra i tanti appuntamenti dei prossimi giorni segnalo quello  di domenica 6 settembre, quando Bono Vox dopo i concerti di Torino si fermerà con noi all’Expo» ma anche la puntuale retorica di chi ama lo sponsorizzarsi «Continuiamo intanto a riflettere sull’eredità di questo evento: un’Italia più sensibile ai temi della sostenibilità, della qualità della vita, della cooperazione internazionale». With or without Bono, scettici e ottimisti, buon viaggio e che almeno finisca in bellezza

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