“Se Dio esiste è sicuramente uno stilista”: L’addio a Ottavio Missoni

Le sue righe, le trame incrociate, i colori e i filati, motivi e fantasie, zig-zag e geometrie in libertà, sottilissimi fili o grosse lane caldissime, colori avanti tutta o bianco e nero. Lo stile di Ottavio Missoni non ha mai avuto bisogno di presentazioni: inconfondibile, coloratissimo. “La sua eredità è tutto. Lui era la moda”, ha detto Donatella Versace entrando nella Basilica di Santa Maria Assunta a Gallarate, dove in centinaia si sono riuniti per dare l’estremo saluto allo stilista.

Un’esistenza piena di successi atletici e stilistici per Ottavio, detto Tai, classe 1921. Nato a Ragusa di Dalmazia (Dubrovnik), Missoni si era sempre definito figlio autentico della propria terra, nel fisico atletico, nei lineamenti marcati, nel bilinguismo che sfociava in ironiche battute in croato. Fiero del cognome di sua madre, Vidovich, nobildonna di Sebenico, non aveva mai smesso di parlare la lingua slava. “Noi dalmati siamo tutti un po’ matti. Ci ostiniamo a confutare la realtà della morte, cantando e bevendo come se i malanni e i guasti degli anni non ci riguardassero.”, diceva Tai, che faceva parte di quella categoria di persone speciali che sembra impossibile possano uscire di scena. Ottavio Missoni ha vissuto una di quelle esistenze piene e splendide, produttive, instancabili. A 92 anni non ce l’ha fatta, però, a riprendersi dalla prematura scomparsa del figlio Vittorio: il 4 gennaio scorso l’aereo su cui viaggiava con la compagna è scomparso a Los Roques, in Venezuela.

“La vita è una sequela di fatti, alcuni belli, altri meno. A me affascina la casualità di questi fatti. Se penso di essere sposato da 57 anni con una donna che ho conosciuto sotto la statua di Cupido in Trafalgar Square, penso che il caso sia una cosa meravigliosa.” Sei decenni passati a costruire con sua moglie, Rosita Jelmini, non solo una splendida famiglia, ma un impero che lo ha imposto tra i leggendari pionieri del Made in Italy. Al loro sbarco negli Usa, Diane Vreeland (storica direttrice di Vogue) fu la prima a capire l’enorme importanza che aveva la novità stilistica dei Missoni, l’innovazione della maglieria, delle fantasie che mai nessuno prima aveva osato accostare tra loro. Ma Ottavio era famoso ancor prima di diventare stilista: in atletica ha conquistato sette titoli nazionali, partecipato alle Olimpiadi di Londra nel 1948 ed ha amato lo sport fino all’ultimo; non a caso la notte prima di morire si era alzato dal letto per vedere una partita di tennis in tv.

“Ha cambiato la moda, ma la moda non ha cambiato lui”- ha detto un amico durante la celebrazione del funerale; sempre lontano dal clamore della mondanità, infatti, Ottavio ha sempre mantenuto la sua allure elegante e discreta. Per i funerali, tante corone di fiori mandate dai colleghi stilisti, gonfaloni delle istituzioni ed anche da parte del Milan, squadra del cuore di Tai. Presente anche Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia che ha immediatamente dichiarato sul suo blog:”È stato un funerale all’altezza del personaggio. Ha dato tanto, ha fatto conoscere il Made in Italy in giro per il mondo, ha lasciato uno stile riconoscibile da tutti, ma soprattutto ha lasciato un’immagine di se stesso speciale. Era bello, alto e famoso.” E ancora sul funerale: “C’era colore e non solo negli abiti dei famigliari ma c’era colore ovunque a rallegrare tutto. Non c’era disperazione e tristezza cupa, ma c’era luce.” Centinaia di suoi dipendenti erano presenti all’ultimo saluto, uniti alla casa che manderà avanti quella che per i Missoni e per chi ci lavora, non è solo un’azienda ma una vera e propria famiglia. La celebrazione si è conclusa sulle note di ‘Va pensiero’ di Verdi, che ha accompagnato l’uscita del feretro e l’estremo addio. “Se Dio esiste è sicuramente uno stilista.”, aveva detto. Addio Ottavio.

funerale missoni

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