Correzione dei dati sul lavoro e aspettative dei giovani laureati
Il governo sbaglia i dati sul lavoro e incassa un’ennesima figuraccia. Il ministero del Lavoro, guidato da Giuliano Poletti, sbaglia clamorosamente i conti del Jobs Act ed è costretto ad ammetterlo. Così il ministero del Lavoro corregge i dati diffusi mercoledì sul numero dei contratti. Nei primi sette mesi del 2015 si sono registrati 327.758 contratti a tempo indeterminato in più e non 630.585, come comunicato in precedenza. Secondo le correzioni, sempre nei primi sette mesi del 2015 le cessazioni sono state 4.014.367 e non 2.622.171 come precedentemente annunciato, per un totale di 1.392.196 in più. È sparito un esercito di 302.827 lavoratori a tempo indeterminato, che da gennaio a luglio sono 43.261 in meno al mese, ovvero circa 1.500 al giorno. La cifra somma il saldo fra attivazioni e cessazioni (+117.498) e stabilizzazioni (210.260), come si legge nelle tabelle corrette oggi.
Il Jobs Act sarebbe dovuto arrivare al traguardo domani con gli ultimi quattro decreti e quindi, a quel punto, la legge delega sarebbe stata completamente attuata. Invece, da quanto si apprende da fonti ministeriali, i decreti attuativi del Jobs Act non saranno esaminati domani dal Consiglio dei Ministri. Ha spiegato il Ministro Poletti: “Oggi in pre-Consiglio abbiamo verificato che l’ordine del giorno è già troppo affollato e quindi, visto che il termine per l’approvazione della legge delega è metà settembre, abbiamo deciso di rinviare di una settimana”.
Intanto sul sito di “ilfattoquotidiano” esce un articolo su uno studio condotto da Chiara Binelli, economista dell’Università di Southampton, che ha sondato 1,238 laureati tra il 2011 e il 2013. Il dato usato dall’Istat è quello sui ragazzi tra i 15 e i 24 anni (disoccupati al 44%, contro una media Ue del 26%), ma è dai 24 anni in poi che, si suppone, tutti dovrebbero avere un lavoro. Invece in Italia il tasso di disoccupazione tra i 25 e i 34 anni è il 19%, il 13% nell’Ue, e tra i laureati 16%. In valore assoluto vuol dire che in Italia ci sono circa un milione di giovani adulti disoccupati, di questi ben 252 mila sono laureati. Lo studio condotto dalla Binelli si è svolto tra gennaio e febbraio 2015, un attimo prima dell’entrata in vigore del Jobs Act e del contratto a tutele crescenti al posto di quello a tempo indeterminato con l’articolo 18. Il risultato è stato che il 79% vive con i genitori o in una casa con l’affitto pagato da essi; il 66% è in una relazione stabile e il 70% pensa ai figli; il 68% ha entrambi i genitori non laureati; il 47% non ha mai lavorato oppure lo ha fatto per meno di un anno. Il 77% cerca attivamente lavoro, il 60% viene classificato come “bassa avversione al rischio”.
Una delle novità dello studio della Binelli è considerare non solo il posto di lavoro, ma anche la sua qualità percepita. Per questo ha fermato le ricerche prima del Jobs Act, per vedere come cambiano le aspettative con la riforma. Un primo indizio lo ha già avuto: “Il Jobs Act viene percepito come un contratto a tempo determinato”. Ma servono i fondi per continuare la ricerca, che, per ora, nessuno ha voluto stanziare. Una traduzione veloce al risultato della ricerca è: “i giovani laureati senza lavoro sono senza soldi, pessimisti e arrabbiati”.