Una nuova crisi sconvolge le Borse: scoppia la bolla di Pechino

 

Le Borse europee aprono in negativo: sprofonda in avvio di seduta la Borsa di Milano, New York il prezzo del petrolio è sceso ai minimi dal 2009. Un tracollo anche dei listini asiatici, che registrano il peggior calo degli ultimi quattro anni. L’indice di riferimento della regione, l’Asia Pacific Index ha perso il 4,9%. La Borsa di Shanghai ha chiuso perdendo l’8,49% a 3.209 punti, una flessione così negativa non si registrava dal 2007. Mentre l’indice di Shenzhen ha perso 7,83% chiudendo a 10.970 punti. Anche la Borsa di Hong Kong registra un -4,63%. A pesare su tutti i mercati, ancora una volta, è l’esplosione della bolla finanziaria di Pechino. La Borsa di Tokyo cede il 4,61% e l’indice Nikkei brucia 895,15 punti e scende sotto quota 19.000 per la prima volta da metà marzo, fino a 18.540,68. Mentre la rupia (moneta indiana) sul mercato valutario viene venduta a pieno ritmo e ha toccato un nuovo minimo da due anni, a 66,49 per dollaro.

Trainate dal tracollo dei listini asiatici anche le borse europee aprono in negativo. Londra, Francoforte e Parigi sono allineate al -2,3%. Il crollo dei listini asiatici fa volare l’euro e anche lo yen, cioè le monete considerate beni rifugio. La moneta europea passa di mano a 1,147 dollari ai massimi da inizio anno; il cambio euro/yen è a 138,57 e quello dollaro/yen ai minimi da un mese e mezzo a 120,71. Il dollaro australiano, spesso considerato una sorta di braccio della liquidità cinese, scende ai minimi da sei anni a 0,7201 sul biglietto verde.

Continua il deprezzamento del rublo: ne servono più di 80 per acquistare un euro. Il rallentamento dell’economia cinese e il forte calo del prezzo del petrolio mandano il rublo vicino ai minimi del 2015. Non sono servite le parole del premier russo Dmitri Medvedev ad arginare la caduta del rublo, che nel fine settimana aveva annunciato l’intenzione del governo e della Banca centrale di preparare misure per aumentare la vendita di valuta estera in difesa della moneta nazionale.

Anche Wall Street, a giudicare dai future, si proietta verso la quinta giornata consecutiva di ribassi, in attesa di conoscere i dati sul Pil Usa previsti in settimana. Per la Borsa americana si è trattato della peggior settimana dal 2011: i tre indici hanno perso oltre il 10% dai loro recenti massimi e sono entrati ufficialmente in correzione. A testimoniare la fase di tensione il balzo del 46,45% del Vix: l’indice che misura la volatilità dei mercati e noto come “l’indice della paura”, mettendo a segno il quinto maggiore rialzo giornaliero della storia.

Dopo il crollo di venerdì del prezzo del petrolio a New York, che è sceso ai minimi dal 2009, il tonfo si replica questa mattina a Londra, con il Brent sceso sotto i 45 dollari al barile per la prima volta al 2009. A pesare è la scelta dell’Iran di aumentare la produzione di petrolio. Il Brent con consegna ad ottobre è sceso del 3,2% a 44 dollari al barile.

Un effetto domino che sta preoccupando in maniera forte l’economia mondiale: dalla svalutazione di monete alla diminuzione del prezzo del petrolio fino alla bolla cinese, una crisi che sta bruciando miliardi in maniera preoccupante nelle Borse di tutto il mondo. I governi cercano di correre ai ripari ma, al momento, senza nessun risultato concreto.