Il primo reattore nucleare giapponese dopo Fukushima

In Giappone lo scorso 11 agosto alle 10.30 circa ora locale, che corrispondono alle 3.30 italiane, è stato riattivato il primo reattore nucleare dalla strage di Fukushima del marzo 2011.
La centrale di Sendai si trova precisamente sull’isola meridionale di Kyushu, a 50 km dal vulcano di Sakurajima, nella prefettura meridionale di Kagoshima, a più di un migliaio di chilometri da Tokyo.

Il reattore N.1. Ad annunciarlo è la Kyushu Electric Power Co., società giapponese per la gestione degli impianti atomici che, appunto, lo gestisce e ha effettuato tutte le verifiche previste, a partire dalle barre di combustibile.
Il via libera alla centrale di Kyushu è stato dato un anno fa circa, a patto che rispetti strette misure di sicurezza. Lo scorso settembre l’impianto di Sendai è stato il primo a soddisfare i requisiti di sicurezza introdotti nel 2013, conseguentemente al dramma di Fukushima e che il governo ritiene i più severi al mondo.
Il reattore produrrà effettivamente energia a partire da venerdì 14 agosto, mentre l’attività commerciale riprenderà a settembre. A ottobre, inoltre, dovrebbe essere affiancato da un altro reattore.
Tale scelta significa la ripresa dell’investimento giapponese in un programma nucleare, con ben 40 reattori potenzialmente utilizzabili.
Il portavoce del governo giapponese, Yoshihide Suga, ha affermato: «Il riavvio delle centrali nucleari confermate come sicure è importante nella nostra politica energetica».

La protesta. Gli attivisti contrari al nucleare hanno protestato nel giorno della riattivazione del primo reattore. Centinaia di persone hanno manifestato intorno alla centrale organizzando un sit-in che non ha sortito particolari effetti, se non il dispiegamento delle forze di polizia. Tra i manifestanti anche l’ex premier Naoto Kan, che ha espresso il suo sostegno a favore dell’abbandono dell’atomo.
La motivazione del trambusto sarebbe che la centrale è vicina a vulcani attivi e i piani di evacuazione in caso di emergenza risulterebberio insufficienti.
Nonostante l’opinione contraria della maggior parte della popolazione, il governo di Shinzo Abe ha sottolineato il bisogno di produrre energia nucleare per stimolare la crescita. Il premier ha affermato: «Vorrei che Kyushu Electric Power assegni la priorità alle garanzie sull’energia nucleare sia pronta a far ripartire le operazione».
L’obiettivo è far si che il nucleare rappresenti almeno il 20% della generazione di energia totale entro il 2030. Attualmente è pari a zero e prima dell’incidente corrispondeva al 30%.
Tuttavia, Abe rischia di vedere la sua popolarità abbassarsi ancora di più, dopo la promozione di leggi sulla Difesa che consentiranno alle Forze di Autodifesa di agire anche all’estero in determinati casi rinunciando al pacifismo assoluto adottato dal dopoguerra.

Il dramma di Fukushima. Ben 48 reattori giapponesi furono chiusi a seguito del disastro dell’impianto Daiichi di Fukushima dovuto al terremoto e al conseguente tsunami.
Il ritorno in scena dell’energia nucleare avviene subito dopo le commemorazioni per i 70 anni di Hiroshima e Nagasaki. Ben più recente è invece il disastro di Fukushima, dovuto al terremoto e al successivo maremoto di Tōhoku. Proprio quest’ultimo sembra aver provocato i danni maggiori, poiché le onde createsi arrivavano a 14 metri di altezza, mentre il sistema era stato progettato per fronteggiare onde di un massimo di 6,5 metri. Il tutto a causa di una scossa sismica di magnitudo 8,9 con epicentro sul fondo marino, a 500 km da Tokyo.
Secondo le autorità giapponesi, i morti superarono i 15 milioni di persone.
Si è trattato di una catastrofe naturale che l’azione dell’uomo ha contribuito a rendere ancora più drammatica.

Tsunami giapponese
Twitter: @MariaLauraSerpi