Il Sud piange: arriva il piano Delrio
Il 2015 è l’anno no del Sud, riapre il dibattito sulla questione meridionale alla luce dei dati che certificano come il Mezzogiorno sia cresciuto la metà della Grecia, +13%: 40 punti percentuali in meno rispetto alla media europea. Svimez parla di un «forte rischio di desertificazione industriale» che «potrebbe impedire all’area meridionale di agganciare la possibile ripresa e trasformare la crisi ciclica in un sottosviluppo permanente».
Analizzando il quadro a tutto tondo, dal 2000 al 2013 la decrescita imperversa su tutto il Bel Paese: +20,6% rispetto al +37,3% dell’eurozona, addirittura meno della Grecia che si attesta ad un +24%. Più critica, però, la situazione al meridione dove il dislivello del Pil tra Centro-Nord e Sud torna a un secolo fa con un calo del 63,9% del valore nazionale. L’allarme lanciato da Svimez concerne soprattutto lavoro e cosumi: «Il numero degli occupati nel Mezzogiorno, ancora in calo nel 2014, arriva a 5,8 milioni, livello più basso almeno dal 1977, anno di inizio delle serie storiche Istat». Senza contare che al Sud lavora una donna su cinque con un tasso di disoccupazione femminile medio del 64%. In calo anche i consumi scesi nel 2014 allo 0,4% a fronte di un +0,6% nelle regioni del Centro-Nord. Un quadro allarmante che accende la spia sull’aumento del depauperamento delle famiglie, aleggia lo spettro del rischio povertà, portando in pole position la Sicilia (41,8%) seguita dalla Campania (37,7%). Infatti dal 2011 il Sud vede un incremento dell’indigenza del 2,2% rispetto al +1,1% del Centro-Nord, rispettivamente 1 su 3 a fronte di 1 su 10 famiglie settentrionali.
Crollo anche nel settore industriale, l’Italia cala complessivamente del 16,7% dal 2008 al 2014 contro una flessione dell’eurozona del 3,9%. A trainare la depressione industriale è però, di nuovo, il meridione laddove il manifatturiero perde il 34,8% del prodotto dimezzando del 59,3% gli investimenti. Una situazione che si ripercuote anche dal punto di vista demografico, si legge dal rapporto: «Nel 2014 al Sud si sono registrate solo 174 mila nascite, livello al minimo storico registrato oltre 150 anni fa, durante l’Unità d’Italia». Forti le reazioni all’interno e non solo del Partito Democratico. I dati scuotono la minoranza Dem che censura come “marginale” l’attenzione del governo al meridione laddove le promesse “sono disattese” parole espresse durante un interpellanza parlamentare da Gianni Cuperlo e Roberto Speranza. Polemiche anche da parte del segretario Uil, Carmelo Barbagallo: «Il Sud era la Magna Grecia, ora è tristemente metà della Grecia» mentre Roberto Saviano rompe i ranghi con una lettera aperta al Presidente del Consiglio. Fiato alle trombe su Twitter dove il Premier eclissa l’intervento dello scrittore ad un “piagnisteo”.
Di converso il Ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Graziano Delrio fa sapere, in un’intervista a Repubblica, il nuovo piano di rilancio del Mezzogiorno: «I piani sono sulla scrivania […] nel 2014 abbiamo chiuso l’accordo con l’Europa per oltre 50 miliardi di fondi europei, fatto la programmazione, messo in piedi l’Agenzia per la coesione» annunciando «in 20 mesi sbloccheremo opere per un punto di Pil, almeno 15-16 miliardi in tutta Italia». Nel Masterplan scuole, banda ultralarga, porti, collegamenti autostradali, di tutto un po’ nel calderone. Delrio da parola di un rafforzamento dei collegamenti tra i porti, di strade e ferrovie: «Faremo molta cura del ferro, specie nelle tratte locali di Calabria, Sicilia, e Sardegna. E poi la cura dell’acqua. Sbloccando i 5 miliardi di investimenti nei porti – aggiunge – abbiamo programmato con Rfi di scendere da Salerno a Reggio Calabria mentre in Sicilia per l’alta velocità sono pronti quasi 4 miliardi. Altrettanti sulla Napoli-Bari-Taranto. Il punto non è la carenza di investimenti ma le performance». Infine il commento: «Esistono tanti Sud: chi lavora bene e chi no. Autonomia significa anche responsabilità»