Mentana dice addio a Twitter

“Un saluto finale a tutti”. Così il famoso giornalista Enrico Mentana si congeda da Twitter, uno delle più popolari piattaforme di social network. L’episodio non sarebbe così rilevante se il protagonista non fosse proprio lui, uno dei volti più noti del giornalismo italiano, ora direttore del Tg di La7, seguito su Twitter da oltre trecentomila followers.

Le motivazioni che hanno indotto il giornalista a smettere di “cinguettare” online sono state messe in chiaro dallo stesso Mentana, suscitando riflessioni e dibattiti su un fenomeno in così rapida evoluzione e con un così rilevante impatto sociale (e giuridico) da non poter esser sottovalutato.

“Il numero di tizi che si esaltano a offendere su twitter è in continua crescita. Calmi, tra poco ce ne andremo così v’insulterete tra di voi”. Stanco dei numerosi insulti gratuiti ricevuti sulla rete, è con questo tweet che Mentana ha innescato una lunga discussione via Twitter, chiusa, dopo qualche ora, con l’annuncio del suo addio dal social network: “Non mi arrendo davanti a ‘due battute’. In un anno non ho mai bannato nessuno. Ma se il bar che amate si riempie di ceffi, cambiate bar. O no?”. La questione che sorge dalle dichiarazioni del giornalista si ricollega direttamente all’opportunità o meno di mantenere l’anonimato in rete: “Curioso: gli argomenti usati dai difensori dell’anonimato su twitter sono gli stessi addotti dai massoni per giustificare le logge coperte…” e ancora “I problemi sono educazione e intelligenza delle persone, non anonimato. Tanti anonimi sono ok; ma tutti gli insulti sono anonimi”. Enrico, così, spiega a chiare lettere la sua posizione in merito all’argomento: “Resterei se ci fosse almeno un elementare principio di uguaglianza: l’obbligo di usare la propria vera identità. Strage di ribaldi col nickname”. E la conclusione delle sue argomentazioni è palese: “Sono contrario alle lapidazioni e alle censure per legge. Sono contrario ai blocchi, censure private. Twitter è così, o l’accetti, o lasci”. E lui ha scelto la seconda opportunità.

Ovviamente il pensiero di Mentana più essere più o meno condivisibile. E’ importante chiarire che usare un nickname è perfettamente legale: a ciascuno è data la possibilità di presentarsi online o con il proprio nome e cognome o con uno pseudonimo moderno, che in questo caso diventa una modalità di ‘firma’ e non di anonimato. Diversa è invece la questione dell’irrintraciabilità, quando ci si maschera non semplicemente dietro un nickname, ma dietro ad una falsa identità o un’identità di fantasia, che permette di non essere individuati in casi estremi dall’Autorità. Forse la soluzione potrà un giorno essere rappresentata dal ricorso a qualche forma di ‘anonimato protetto‘: libertà di agire online in forma anonima, lasciando però accessibile la vera identità alle forze dell’ordine, che ovviamente ne usufruirebbero solo dietro ordine della magistratura e nei casi più gravi. Per ora solo l’educazione, l’autodisciplina e l’abitudine ad un corretto dialogo e confronto online restano probabilmente le cure migliori per tagliare la circolazione online di contenuti violenti e sfruttare al massimo le potenzialità di internet, social network compresi.

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