Dimezzata la tratta della linea Termini-Giardinetti

Dopo circa 100 anni di attività, la storica ferrovia Termini-Giardinetti ha tristemente dimezzato il suo percorso, trasformandosi così in Termini-Centocelle. Originariamente, fino a pochi decenni fa, arrivava addirittura fino a Fiuggi, ma a quanto pare la Regione Lazio ha reputato che la linea C della metropolitana sia più che sufficiente a servire gli svariati quartieri della periferia est della Capitale: Giardinetti, Tor Bella Monaca, Alessandrino, Torre Maura, Torre Spaccata, ecc… L’ultima corsa è partita la sera del 2 agosto.

L’ipotesi di una probabile soppressione si era già fatta strada da mesi tra gli utenti della linea. A marzo di quest’anno però avevano tirato un sospiro di sollievo in seguito a ciò che aveva dichiarato l’ex assessore alla Mobilità, Guido Improta, il quale aveva assicurato che, con l’avvento della metro C, non esisteva alcun progetto di soppressione della tratta, anzi, si ipotizzava addirittura di allungare il tracciato fino a Tor Vergata. Le solite promesse da marinai! E adesso i cittadini temono la soppressione totale della linea.

A nulla sono valse le proteste svoltesi nelle settimane precedenti “il taglio” della linea. Il presidente del VI municipio, Marco Scipioni, e il suo assessore alla Mobilità, Vittorio Alveti ed i cittadini di Torpignattara, avevano chiesto una “cura del ferro”. In particolare lamentavano l’assurdità di percepire la metro C come un mezzo in grado di sostituire questa storica tratta. E non solo perché la metro C non è collegata al resto della rete romana, ma anche perchè come alternativa Atac consiglierebbe un mezzo su gomma, come il bus 106, che collega Grotte Celoni a Parco di Centocelle.

Ovviamente il web si è scatenato. In primis ha iniziato a circolare una petizione ad opera del comitato di quartiere di Torpignattara per chiedere almeno il potenziamento della linea 105 e l’ammodernamento della tratta: “La linea 105 ha visto una contrazione delle frequenze di passaggio intollerabile. Si è passati da circa 8-10 passaggi orari a 2-3 passaggi orari. Si tratta quindi di una frequenza media di 30 minuti che a causa del traffico può protrarsi oltre i 40 minuti. Questa situazione causa folle esasperate alle fermate, autobus strapieni, disservizi e, di fatto, l’impossibilità d’utilizzo del servizio”.

È ovvio che i paliativi utilizzati da Atac per sostituire la storica tratta non sono, almeno per il momento, idonei. Per riempire il vuoto delle rotaie, a quanto dicono, i municipi sarebbero già al lavoro per un progetto di allargamento della via Casilina, con una corsia preferenziale per i bus. Inoltre sarebbero in arrivo anche novità riguardanti le linee 544, 548, 50 e 107. Sarà vero? E soprattutto, sarà sufficiente? Nel frattempo la situazione è drammatica, gli utenti non possono più prendere il trenino alle stazioni Togliatti, Grano, Alessandrino, Torre Spaccata, Torre Maura, Tobagi e, ovviamente, Giardinetti, e sono costretti ad attese snervanti sotto il sole battente e tragitti disumani su bus simili carri bestiame. Insomma, peggio di così probabilmente non potrebbe andare.

Anche il CesMot, il Centro Studi sulla Mobilità e i Trasporti Roma, ha criticato aspramente la geniale idea di Atac: “Con la stolta e scellerata soppressione della tratta Centocelle-Giardinetti, avvenuta da parte di ATAC in data odierna, possiamo ben dire, alla luce anche delle cervellotiche ed astruse ultime modifiche della rete autobus, che a Roma sia definitivamente terminata ‘l’era del ferro’ iniziata dalle passate amministrazioni. Da oggi Atac, che già ha dato prova di scarsa capacità nel gestire il settore metroferro, come ad esempio sulla Roma-Lido dove l’orario ufficiale è solo un foglio di carta appeso nelle stazioni essendo totalmente differente dalla realtà dell’esercizio, punta decisamente a trasformare Roma in una città invasa dagli autobus, con conseguente peggioramenti dei tempi di viaggio. Se prendiamo, ad esempio una persona che parte da Torre Spaccata per andare a Termini, ora deve scendere in metro C, arrivare a Parco di Centocelle, uscire dalla metro e prendere il 105, con tempi di attesa, senza traffico e sperando che non ci siano ritardi, di circa 120 minuti, a fronte dei 40 minuti che si impiegavano con la ferrovia”.

È evidente che la città di Roma riguardo la mobilità non ne indovina una giusta, ed a farne le spese sono soprattutto i cittadini che devono fare i conti quotidianamente con scioperi bianchi, ritardi, mezzi fatiscenti, soppressioni selvagge e carenza di linee fondamentali per gli utenti. Se questo è il modo in cui Atac ed il Comune di Roma ci augurano buona estate, ci si chiede (non senza una certa paura) cosa si inventeranno per augurarci buon inverno.

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