Cecile Kyenge lotta per lo ius soli

Con la nomina di Cecile Kyenge, cuneese di origine congolese, a ministro dell’Integrazione si riapre con forza la discussione su diritto di cittadinanza e ius soli. La battaglia di tanti prende la forma di un ddl ma su questo punto le larghe intese proprio non convergono.

Di ius soli, ovvero di diritto di cittadinanza acquisito per il semplice fatto di nascere nel territorio italiano, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori (che decreta invece lo ius sanguinis), si parla da tempo immemore. Multiculturalismo non è solo una parola da sociologi ma una realtà che va interpetata. È un dato di fatto che i figli degli immigrati, le seconde generazioni, sono parte integrante della nostra società, vanno a scuola insieme a chi la cittadinanza ce l’ha, senza che tra gli uni e gli altri scorrano differenze sostanziali. Li sentiamo parlare romano, modenese, napoletano, eppure non possono dirsi italiani. Una di queste ragazze è diventata ministro, ma il percorso è stato tavagliatissimo: è Cecile Kyenge, giovane donna di origine congolese, nera e non “di colore”, come ci ha tenuto a precisare.

La Kyenge dell’applicazione dello ius soli ha fatto una missione e qualche giorno fa, ospite alla trasmissione “In mezz’ora” di Lucia Annunziata, ha affermato che quel diritto diventerà un ddl nelle prossime settimane anche se, ha aggiunto, non sarà facile far approvare la legge, bisognerà lavorare sul dialogo e trovare persone sensibili. E poi, come se non avesse già tirato una stoccata abbastanza decisa, rincara la dose affermando che il reato di immigrazione clandestina, introdotto dal governo Berlusconi, dovrebbe essere abrogato. È caparbia Cecile e per questo ha conquistato tanti ma si è anche tirata addosso parecchia bile. Renato Schifani avverte Letta di vigilare sulle iniziative dei singoli parlametari che travalicano il programma condiviso e fanno traballare la maggioranza.

Come tristemente prevedibile, dal fronte Pdl-Lega le offese si sprecano. Elvira Savino, parlamentare Pdl, si chiede: «Dopo il ddl sullo ius soli, il ministro intende presentarne uno anche sulla poligamia praticata dalla sua famiglia in Congo?». Per non parlare degli insulti che vengono dalla Lega, a cominciare da Borghezio e Matteo Salvini. Insomma sul tema dei diritti le larghe intese proprio non si intendono. Media il Presidente del Senato Pietro Grasso, il quale ha affermato: «C’è il pericolo è che vengano a partorire in Italia per la cittadinanza. Lo ius soli andrebbe temperato dallo ius culturae, la possibilità di dare la cittadinanza a coloro che hanno imparato, seguito un corso professionale nel nostro Paese ». Idea questa che si pone sulla scia della proposta di legge già presentata da Scelta Civica, con in prima linea Mario Marazziti e Milena Santerini. La strada è tracciata e il dibattito è acceso, ma ad oggi il diritto di cittadinanza in Italia è ancora un mare chiuso, seppure solcato da barche di immigrati.

di Francesca De Leonardis

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