M5S e mail hackerate: vietato pubblicarle
Il Garante della privacy ha preso, dopo giorni di richieste inascoltate, le difese dei membri del Movimento 5 Stelle che, per mezzo di ripetuti hackeraggi avevano visto pubblicare online il contenuto delle loro caselle di posta elettronica. Le mail in questione comprendevano circa quattro gigabyte di file con la corrispondenza privata di Giulia Sarti, Massimiliano Bernini, ‘Filippo Baloo’ (probabilmente Filippo Gallinella) e Tancredi Turco.
Il gruppo di pirati informatici, ormai noto con il nome di ‘Par-AnoIA‘ ha espresso la volontà di fare chiarezza sulle zone d’ombra del Movimento, in special modo sul versante economico: sono state insistenti, infatti, le richieste di pubblicazione della dichiarazione dei redditi di Grillo e Casaleggio, allo scopo di dimostrare le fonti di guadagno dei due membri di punta.
In particolare, uno dei punti focali della questione è stata la retribuzione dei parlamentari, nonché il rendiconto di questa. I membri del Movimento avrebbero dovuto decidere se restituire o devolvere i ricavi non rendicontati e, dopo un confronto online, la direzione presa non prevedeva obblighi di sorta ma solo un soggettivo ‘esame di coscienza’. I deputati, alla pubblicazione della loro corrispondenza privata, hanno parlato di ‘manipolazione’ e di ‘tentativo di screditare’ l’operato del gruppo parlamentare, notando quanto il Garante per la privacy stentasse a intervenire. Particolarmente dure in proposito le parole di Giulia Sarti, vittima della pubblicazione della propria posta elettronica privata: <<Al Garante chiederemo non solo di diffidare chiunque dal pubblicare le nostre caselle di posta personali, ma chi detiene questo materiale, le testate giornalistiche che ne hanno possesso, devono cancellarlo, non esiste al mondo che i giornalisti detengano materiale che non è importante dal punto di vista politico>>.
E sembra rispondere a queste stesse parole l’azione di divieto di pubblicazione e trattamento che ha portato avanti l’Autorità nelle ultime ore: non solo sarà proibito alle testate giornalistiche divulgare ulteriori contenuti, ma sarà considerato illecito (e punibile con sanzioni e penali) anche solo conservarli nei propri archivi online.
Questo è quanto si legge nella nota di difesa della privacy dei membri del Movimento: <<L’attività posta in essere dagli hacker, oltre che una responsabilità di natura penale (art. 616 e seguenti del codice penale) ha comportato una violazione del Codice della privacy per quanto attiene a tutte le informazioni contenute nella corrispondenza che sono state diffuse all’insaputa e contro la volontà degli interessati violando il principio generale in base al quale i dati personali dei cittadini devono essere trattati in modo lecito, secondo correttezza e raccolti e utilizzati per scopi legittimi>>.
Le contestazioni dei deputati, dunque, hanno sollecitato l’intervento dell’autorità, allo scopo di disincentivare e punire un gesto così vile come la pubblicazione e la trattazione illecita di dati personali. Ragione a Nichi Vendola, dunque, che ha commentato: <<Mai rimanere in silenzio davanti a un ricatto>>.
di Alessandra Corsini