Il Sud d’Italia peggio della Grecia: verso un sottosviluppo permanente

Il Sud Italia è cresciuto la metà della Grecia. Dal 2000 al 2013 il Mezzogiorno è cresciuto del 13%, mentre il Paese ellenico ha segnato +24%. Il Sud rischia la desertificazione industriale e un sottosviluppo permanente. A spiegarlo è stato il rapporto Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) che sottolinea anche come, l’Italia nel suo complesso, è stato il Paese con minore crescita dell’area euro a 18 con il +20,6% a fronte di una media del 37,3%. Uno scenario apocalittico anche sul fronte dell’occupazione: “Il numero degli occupati nel Mezzogiorno, ancora in calo nel 2014, arriva a 5,8 milioni, il livello più basso almeno dal 1977, anno di inizio delle serie storiche Istat”. E i più penalizzati sono, come sempre, donne e giovani: per questi ultimi, in particolare, si parla di una “frattura senza paragoni in Europa“. I dati sono contenuti nel “Rapporto 2015 sull’economia del Mezzogiorno” dello Svimez.

Il Sud, come si può capire dal rapporto, è alla deriva e scivola sempre più nell’arretramento e nel disastro economico. Oltre all’economia disastrata, nel rapporto, si parla anche di un dilemma demografico: nel 2014 al Sud si sono registrate solo 174mila nascite, livello al minimo storico registrato oltre 150 anni fa, durante l’Unità d’Italia. Il Sud è quindi destinato a perdere 4,2 milioni di abitanti nei prossimi 50 anni, arrivando così a pesare per il 27,3% sul totale nazionale a fronte dell’attuale 34,3%.

Una riflessione che ricade soprattutto sulle pessime politiche dei governi negli ultimi 15 anni, ben sei: Berlusconi II-III, Prodi II, Berlusconi IV, Monti, Letta e l’attuale governo Renzi.