Italia, ripresa occupazionale nel 2035

Secondo il Fondo monetario l’Italia solo nel 2035 tornerà ai livelli di occupazione che esistevano prima della crisi. Dunque, secondo questa nuova stima, non tenendo conto del Jobs Act, ci vorranno come minimo venti anni prima che l’Italia ritorni ai livelli pre-crisi. A tal proposito una notizia però positiva è quella per cui nel primo semestre del 2015 sono aumenti i contratti a tempo indeterminato, mentre in questi mesi estivi si registra nuovamente un calo. Il mondo del lavoro e della realtà occupazionale, dunque, continua ad essere altalenante. Il Ministero dell’Economia ha tentato di decifrare queste stime, non tenendo però conto delle riforme. La crisi ovviamente ha colpito duramente il mondo dell’occupazione e ancora oggi il tutto è respirabile pensando alle moltissime persone che purtroppo si trovano in condizioni precarie o non hanno, in casi più gravi, alcun tipo di occupazione.

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La disoccupazione è il tarlo del nuovo secolo, quando in realtà il progresso e l’avanzare dei tempi avrebbe dovuto, in teoria, portare ad una situazione completamente inversa, con un aumento degli investimenti, della domanda e dell’offerta, dei posti di lavoro vacanti e dunque di maggiore occupazione. Ma il primo settore a subire l’effetto domino della crisi, in realtà, è stato proprio quello occupazionale e se si riflette attentamente, ci si può rendere conto che venti anni per una ripresa nell’ambito dell’occupazione sono moltissimi. Quindi, solo per tornare ai livelli occupazionali precedenti alla recessione, l’Italia, escludendo le riforme avrà bisogno di venti anni. Non sono di certo positive le previsioni del Fondo monetario internazionale sul futuro prossimo italiano e anche nell’eurozona. Esiste una timida ripresa che ha caratterizzato questo 2015 e l’intento è proprio quello di tornare ai livelli occupazionali del 2007, ma la strada è in salita e ancora lunga.

Sarà un percorso lungo e non privo di ostacoli, ma la meta finale che riguarda l’Italia sarebbe quella di recuperare i 932.000 posti di lavoro persi nel 2007 fino ad oggi; non solo posti di lavoro, ma persone in termini di quantità che hanno perso con il lavoro la propria identità. Anche nell’ambito europeo la ripresa economica fatica a trasformarsi in ripresa occupazionale e non si riesce a recuperare una sinergia economica che consenta anche un nuovo apporto per l’aumento del livello occupazionale. Il Fondo monetario ha fatto notare come il tasso di disoccupazione giovanile ha fortemente danneggiato il “potenziale del capitale umano” e ha dato vita ad una sorta di «generazione perduta». I segnali positivi riguardano comunque l’eurozona che secondo il Fondo monetario si sta rafforzando, ma l’area euro, come abbiamo visto ultimamente con la Grecia, è vulnerabile a degli scossoni negativi. Il rischio contagio della situazione greca, purtroppo, rimane comunque e a tutto ciò si aggiungono le borse europee che hanno risentito del tracollo dei mercati cinesi.

 

Twitter: @ChiaraCaproni