Elio Fiorucci: “Cari ragazzi, che la vita abbia inizio!”

Elio Fiorucci è morto. È morto oramai da alcuni giorni, abbastanza da dare il tempo a stampa, televisione e social network di diffondere la notizia, abbastanza da permettere a uomini di cultura, politici e celebrità varie di rilasciare una dichiarazione a riguardo. I funerali sono stati celebrati – il 22 luglio nella Basilica milanese di San Carlo, con l’amico Don Mazzi sull’altare e uno dei suoi celebri nanetti colorati sulla bara – e le prime polemiche non si sono fatte attendere (“tanta gente comune, pochi amici vip e del mondo della moda”, è stato fatto notare). In molti hanno ritirato fuori dal cassetto la maglietta con gli adorabili angeli, altri hanno deciso di fare un giro in uno dei negozi targati “Fiorucci”. L’iter mediatico del lutto si è in gran parte svolto, la notizia è pronta a far posto alle tante altre che arrivano ogni giorno. È per questo che l’articolo che state leggendo è stato scritto oggi. Non troverete dettagli sul funerale, informazioni sui suoi ultimi giorni o il ricordo di vicini di casa e dipendenti. Non li troverete perché questo pezzo non è dedicato alla morte di Elio Fiorucci ma alla sua vita, o almeno a quella parte di vita che possiamo riportarvi dopo averla ascoltata direttamente da lui.

Lo scorso 4 febbraio lo stilista ha parlato di talento e creatività ai ragazzi della piattaforma Impresax1000, progetto realizzato da The European House-Ambrosetti in collaborazione con la Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro. Un lungo intervento sincero e a tratti commosso che allora avevamo avuto la fortuna e l’onore di ascoltare e tenere per noi, ma che oggi vogliamo raccontarvi, provando a racchiuderlo in parole semplici, perché alla semplicità lui stesso, quel 4 febbraio, ci ha incoraggiato.

Elio FiorucciE allora ecco che la prima parola è proprio questa: semplicità. “Ho fatto marketing con cose semplici”; una formula di successo quasi banale, il cui significato si può comprendere solo osservando le collezioni da lui create. Colori sgargianti, disegni, forme “per gli adulti così come per i bambini”, perché le cose semplici sono per tutti e, in fondo, piacciono a tutti.

Bellezza. Quella delle donne è “una magia che non può essere nascosta”: è da questa idea che nascono i celebri jeans stretch femminili di Fiorucci così come i tanti altri capi che la moda l’hanno fatta e non seguita. Una bellezza che non va demonizzata ma indirizzata, così da non essere mai volgare né eccessiva. Una bellezza che fa star bene e che si ottiene con poco.

Spiritualità. “Bisogna credere in qualcosa. La religione, qualunque essa sia, è il bisogno dell’uomo di riferirsi a qualcosa di soprannaturale”. Gli angioletti di Fiorucci nascono così. Non angeli perfetti, dipinti dai grandi artisti della nostra storia, ma semplici, di quelli che si possono trovare sulle pareti delle chiese più povere. Angeli con boccoli ed occhi grandi che guardano il cielo “proprio come facciamo noi esseri umani”.

Etica e lifestyle. “L’etica è alla base di tutto e il lifestyle non può prescindere da essa”. Ognuno di noi deve chiedersi che cosa sia il bene e farlo perché questo è il solo modo per essere felici. “Io soffro per il male che ho fatto nella mia vita e per questo chiedo perdono. Ma non me ne rendevo conto; c’è stato un momento in cui sono stato travolto dal successo ed oggi pago ad altissimo prezzo la disattenzione che ho avuto nella sfera degli affetti”.

Istinto. “Ho sempre seguito l’istinto. Mi chiedevo cosa piacesse a me sperando che potesse piacere anche agli altri. Solo dopo mi fermavo a riflettere sul perché qualcosa mi piacesse e lì scoprivo che c’era un senso, un senso buono. L’istinto, di per sé, è già una consapevolezza“. Per Elio Fiorucci la parola “chic” era fastidiosa, il termine “dress code” lo innervosiva perché nella moda non devono esserci regole o imposizioni, l’importante è poter scegliere cosa voler indossare.

New York. Sulla 59esima strada il suo primo negozio in terra americana, lo stesso in cui un giorno entrò Andy Warhol scegliendone la vetrina per il lancio del suo giornale “Interwiew”, lo stesso frequentato da una giovanissima Madonna (“lavorava per me suo fratello”, precisa Fiorucci).

Elio FiorucciConcept store. “Ho lasciato la scuola presto, non la capivo. Mio padre mi portò a lavorare nel suo negozio di scarpe. Iniziai lavando il marciapiede davanti all’entrata e i vetri della vetrina. A me piaceva, volevo che le persone entrassero in un luogo bello e pulito. Poi iniziai, timidamente, a servire i clienti. […] Mi accorsi che, se facevo loro un bel pacco grande, con carta colorata e una bella busta, invece che avvolgere semplicemente ciò che avevano comprato con il solito foglio che si usava allora, questi uscivano contenti ed erano più felici di quando erano entrati”. Forse è qui l’embrione di quelli che saranno gli inimitabili negozi Fiorucci. Non luoghi in cui spendere per un prodotto ma crocevia di culture, spazi riempiti da profumi e musica, angoli di incontro di giovani che lì potevano trovare tutto, anche vestiti da scambiarsi. Fiorucci, antesignano del concept store, ha usato il mondo come fonte di ispirazione, per racchiuderlo poi tra le mura dei suoi (non)negozi.

Gentilezza. “Ho sempre detto a chi lavorava per me: quando qualcuno entra da noi, siate gentili. Se esce senza comprare nulla, siate doppiamente gentili. Perché quel qualcuno ha scelto di venire a vedere chi siamo, ci ha regalato un po’ del suo tempo, quindi merita di essere trattato bene”.

Animali. “L’uomo deve ricordarsi di essere un animale. È per questo che non deve essere carnivoro, non è possibile che mangi i suoi fratelli. E, per questo stesso motivo, è impensabile che li indossi. Ad una donna che compra una pelliccia io vorrei far capire che quella pelliccia non può rappresentarla perché è simbolo di morte e di nient’altro. Ma questo va detto, bisogna farlo capire, bisogna che la gente se ne renda conto. Perché l’uomo sa essere crudele ma è anche intelligente e sa capire”.

Vita. Non può che essere questa l’ultima parola che scegliamo di ricordare. Perché, semplicemente, “fine della paura, inizio della vita” era il motto che ci ha ripetuto più e più volte.

“Siamo alla soglia di un grande cambiamento. Io ormai quello che potevo fare l’ho fatto ma voi, giovani, abbiate coraggio e portate avanti le vostre idee.” (Elio Fiorucci, 4 febbraio 2015)

 

Twitter: @Ludovica_Lops