Turchia: colpisce obiettivi dell’Isis e del Pkk
Mentre l’Ue, gli Usa e l’Onu restano ancora a guardare, un Paese, la Turchia, colpisce gli obiettivi dell’Isis e del Pkk. Il governo turco ha deciso di dare il via a nuovi raid, il terzo in Siria e il secondo in Iraq, contro obiettivi dell’Isis e del Pkk: lo ha annunciato il premier turco Ahmet Davutoglu in una conferenza stampa in Turchia. Le tensioni di Ankara con i curdi sono aumentate nei giorni scorsi dopo l’attentato suicida dell’Isis a Suruc, sud-est della Turchia. Mercoledì scorso il Pkk si è assunto la responsabilità dell’uccisione di due agenti di polizia turchi vicino al confine con la Siria.
Oltre ai raid lanciati dagli F-16 contro militanti in Siria, sono state arrestate anche circa 300 persone in Turchia in un blitz anti-terrorismo contro l’Isis e i curdi. Ankara fa sapere di aver distrutto tutti gli obiettivi al confine con il Paese. Presi di mira anche i curdi. Dell’operazione, come riferisce Ankara, è stato informato anche il regime di Assad.
Le ostilità tra il governo turco e il popolo curdo, in realtà, durano da molti anni. Il PKK esordì in forma ideologica come evoluzione di una organizzazione maoista di Ankara dopo il golpe militare del 1971. Nel 1978 il movimento si costituì in partito politico sotto la guida di Abdullah Öcalan. Il partito iniziò una campagna contro le istituzioni turche. Nel 1998 il leader Öcalan venne in Italia e chiese asilo politico. Il governo D’Alema prese tempo, mentre Öcalan soggiornava a Roma protetto dagli agenti della Digos; ciò irritò il governo turco e le forze di centrodestra italiane, favorevoli all’espulsione di Öcalan. Intervenne anche Amnesty International che prese posizione sul caso, dichiarandosi contraria all’estradizione in Turchia dove Öcalan avrebbe potuto essere condannato a morte. L’organizzazione umanitaria riconobbe il leader del PKK colpevole di diversi crimini, chiedendo però che egli fosse processato in un Paese che fosse in grado di garantire le garanzie minime per la difesa. La comunità curda in Italia solidarizzò con Öcalan, compresi coloro che non appoggiavano il PKK, in nome dell’unità curda. Nel 1999 Öcalan venne portato in Kenya ma poco dopo fu intercettato da agenti della CIA e del MIT (i servizi segreti turchi) ed estradato in Turchia. La beffa italiana arrivò due mesi dopo: un tribunale riconobbe a Öcalan il diritto all’asilo politico in Italia, ma il leader del PKK era ormai già detenuto in un carcere turco.
La Turchia apre, intanto, la base Nato agli Usa: si tratta della base militare di Incirlik, nella provincia meridionale turca di Adana, per operazioni contro l’Isis. La conferma è arrivata dal presidente turco, Erdogan, che lo ha dichiarato ore dopo che i jet del Paese avevano effettuato alcuni raid contro gli estremisti islamici al confine con la Siria.
In questo momento sembra che solo la Turchia, anche se oltre agli obiettivi dell’Isis non risparmia nemmeno quelli curdi del Pkk, sia in procinto di voler risolvere il problema del terrorismo islamico. Mentre l’Ue, un vecchio continente burocrate e decaduto, non riesce a trovare nessuna risoluzione al riguardo e concede ai terroristi attentati ai propri confini o in terra propria.