Laureate a Roma Tre e la beffa della Buona scuola. La protesta delle insegnanti
La” Buona scuola” è legge. La riforma, tanto voluta dal premier Matteo Renzi e dal Ministero dell’Istruzione Stefania Giannini, è entrata in vigore poche settimane fa. Nei mesi precedenti l’approvazione si è innescato un lungo filone di proteste che ha visto la città di Roma attraversata in lungo e in largo dalle manifestazione del fronte del no. Fronte capace di unire al proprio interno tutta la scuola, dagli studenti medi e superiori, agli insegnanti di ogni ordine e ruolo.
A lineadiretta24.it dopo aver sentito il parere degli studenti, per bocca di uno dei loro rappresentanti, Danilo Lampis, abbiamo sentito le motivazioni della protesta e del secco no alla riforma degli insegnanti romani. Ne abbiamo incontrate tre, tutte insegnanti delle scuole elementari del Municipio XIV, fra i quartieri di Monte Mario, Torrevecchia e Primavalle.
C’è un filo doppio che lega l’indignazione degli insegnanti romani e l’Università Roma Tre. La Facoltà di Scienze della Formazione primaria, nata nel 1998, dal 2003 è stata dichiarata abilitante pienamente all’esercizio della professione di insegnante nella scuola primaria da un decreto ministeriale (l’unica a Roma insieme alla Lumsa). Ciò era subordinato al superamento di una prova concorsuale di ammissione e ad un percorso accademico di più o meno 40 esami.
Chi si è iscritto a questa facoltà, negli anni – come ci raccontano le insegnanti- lo ha quindi fatto nella consapevolezza di essere abilitato al termine degli studi e di essere iscritto nelle graduatorie a esaurimento da cui si attingono gli insegnanti da reclutare nelle varie scuole della Capitale. Con la riforma “la Buona scuola”, le regole però sono cambiate in maniera retroattiva. L’ingresso nella graduatoria territoriale (che ha volere triennale) è permesso solo tramite concorso pubblico. “Io ho dieci anni di precariato. C’è chi ne ha quindici. E adesso mi ritrovo a dover ricominciare tutto da capo. Nonostante le determinanti del corso di laurea in Scienze della Formazione non siano state cambiate. Noi ci siamo iscritte all’università nella consapevolezza di conseguire un titolo abilitante”.
Stando a quanto dicono le insegnanti, nonostante con decreto del Miur – Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca – il corso di laurea in Scienze della Formazione sia abilitante per la professione di insegnante, di fatto con “la Buona Scuola” non è più così. Tante insegnanti si sono iscritte all’università e hanno conseguito la laurea in Scienze della Formazione primaria quindi con l’obiettivo di poter essere iscritte in graduatoria, come garantito dal Ministero. Finiti gli studi, dopo anni di precariato, la beffa del cambio delle regole. Tante insegnati laureate a Roma Tre si sentono truffate dalla Riforma.
Come se non bastasse le insegnanti denunciano un’altra incongruenza all’interno della riforma del Governo di Matteo Renzi: “Mi fai fare il concorso, come forma di tutela della trasparenza e poi c’è la chiamata diretta del preside. Ma non sono due cose che vanno l’una contro l’altra? La cosa assurda è che io entro tramite concorso e poi c’è la chiamata diretta. Il concorso in sé per sé perde di valore a garanzia della trasparenza. Il preside in teoria non può chiamare parenti entro il secondo grado e affini, ma in un paese come il nostro ci vuole poco a mettersi d’accordo fra presidi per assumere i reciprocamente le rispettive parentele”.