Pedagogia Familiare: un nuovo approccio alle relazioni familiari
Pur occupandosi di un ambito antico quanto l’uomo, la Pedagogia Familiare è una scienza recente, in via di sviluppo, che si apre a nuovi e continui orizzonti di studio e di analisi.
Con l’approvazione della legge 4/2013, quella del Pedagogista Familiare è stata riconosciuta in Italia come libera professione; pertanto, presso l’Anpef – Associazione Nazionale dei Pedagogisti Familiari – è stato istituito un Registro Nazionale dei professionisti che si sono formati all’interno dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare, in particolare attraverso il Master Biennale in Pedagogia Familiare.
La Pedagogia Familiare, dunque, rappresenta non solo un percorso di studi ma ancor prima un metodo innovativo di approcciare le relazioni all’interno della famiglia, tra famiglia e società, tra famiglia e mondo scolastico e così via.
Risulta, allora, evidente come tale percorso formativo apra a molteplici opportunità professionali, come testimoniano gli studenti che si sono diplomati all’INPEF.
L’esperienza più comune è proprio l’avvio della libera professione di Pedagogista Familiare, con l’apertura di studi anche in associazione con altri professionisti, in linea con l’Approccio Familiare Multidisciplinare Coordinato, che l’Istituto promuove, per potersi avvalere del prezioso lavoro in rete con esperti di discipline affini e complementari.
Una ulteriore opportunità interessante proviene dal settore della Didattica Efficace, grazie all’esperienza maturata attraverso i laboratori permanenti in cui i corsisti sperimentano tecniche facilitanti l’insegnamento ed il superamento di difficoltà di apprendimento, nonché sistemi di comunicazione alternativi – in particolare la Lingua Italiana dei Segni (LIS), la LIS Tattile ed il Codice Braille – per poter entrare in relazione anche con bambini e ragazzi non udenti e/o non vedenti.
Oltre ad aprire Centri per la Didattica Efficace, molti corsisti già impiegati nel settore scolastico, hanno potuto capitalizzare le competenze acquisite nel Master, andando a ricoprire nuove funzioni, ad esempio occupandosi di sportelli di ascolto e nuclei di raccordo per i genitori, anche negli asili nido.
Molti altri hanno trovato impiego presso Case Famiglia: spesso le stesse presso cui avevano avviato il tirocinio previsto all’interno del Master.
Proprio il tirocinio costituisce infatti una preziosa opportunità per inserirsi in realtà lavorative: oltre alle già citate case famiglia, le carceri in cui sono reclusi madri e bambini ed altre realtà complesse.
Fondamentale, in tal senso, il contatto con professionisti ed operatori del settore – a partire dai docenti – che quotidianamente si confrontano con tutte le tipologie di famiglia che la complessa realtà sociale presenta oggi.
Vale la pena sottolineare che il campo di applicazione della Pedagogia Familiare, non riguarda solo le famiglie cosiddette “problematiche” ma anche quelle più consuete, che possono trovarsi– in alcune contingenze e fasi di vita – ad avere bisogno di sostegno, orientamento, conforto.
Un ambito determinante di intervento della Pedagogia Familiare è proprio quello mirato ad offrire percorsi alternativi alla “patologizzazione delle criticità”.
Oltre a ciò, vanno considerati poi gli ambiti istituzionali in cui la figura del Pedagogista Familiare può essere impiegata: sedi dei tribunali, servizi sociali, consultori familiari, case per la salute, case famiglia, scuole, sportelli, oratori e parrocchie, studi professionali associati, centri per la mediazione familiare, carceri, centri di affido e adozione, centri anti-violenza, centri educativi, ludoteche ecc.
Formarsi come Pedagogista Familiare rappresenta dunque una grande opportunità in termini di spendibilità professionale ed allo stesso tempo fa della persona una risorsa importante per i bisogni della società.
Qualche breve testimonianza di alcuni Pedagogisti Familiari recentemente diplomati:
– “Ho trovato questo Master professionale, approfondito, accurato e molto importante anche per l’aspetto umano della formazione” (Maria Laura Busi)
– “Ho particolarmente apprezzato il taglio pratico, orientato a coniugare conoscenze ed abilità; soprattutto nella possibilità di mettermi alla prova e sperimentare in prima persona alcune tecniche durante le sessioni laboratoriali” (Paola Rea)
– “Ho trovato giovamento nel mio lavoro di insegnante già durante la frequenza del Master, proprio perché ho potuto mettere in pratica le tecniche apprese e riproporre i laboratori nella scuola superiore, dove spesso, al contrario, l’aspetto pratico e applicativo dell’apprendimento è molto carente” (Loredana Ciarla)