L’Ungheria in bilico tra UE e Russia dopo la costruzione del muro

Un nuovo problema sta preoccupando una parte dell’Unione Europea, si tratta dell’Ungheria di Viktor Orbàn, sia sulla decisione della costruzione del muro ai confini con la Serbia per contrastare l’immigrazione che per le politiche amichevoli verso la Russia di Putin. Infatti è iniziata a Morahalom la costruzione del muro «anti-migranti» che dividerà l’Ungheria dalla Serbia. La barriera metallica sarà lunga 175 chilometri e alta quattro metri e i lavori termineranno entro il 30 novembre. L’Europa è tutta concentrata sulla questione greca, così il premier ungherese ha avuto molta facilità nel dare il via al suo disegno per abbattere drasticamente il flusso migratorio verso il suo Paese.

L’opinione pubblica ungherese si sta spaccando sulla misura adottata dal Governo. I più critici la vedono come un passo decisivo verso l’isolamento del proprio Paese e ritengono il muro inutile e costoso. Sul versante opposto, i fautori della linea governativa sottolineano che il numero di ingressi illegali è aumentato a dismisura negli ultimi anni e quindi la barriera andava realizzata. Contro l’iniziativa del muro voluto dal governo di Budapest si è espresso il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, dichiarando: “La costruzione di muri in Europa non è una soluzione, e l’Europarlamento non approva la decisione dell’Ungheria. L’Europa ha bisogno di una soluzione efficiente basata sulla solidarietà”.

L’Unione europea finora ha preso posizioni dure nei confronti del nazionalismo di Orbàn e soprattutto degli atteggiamenti filorussi dimostrati negli ultimi tempi. Già con la crisi ucraina, infatti, Orban ha preso le difese di Putin, opponendosi duramente alle sanzioni dell’Unione europea. La Russia rappresenta per l’Ungheria il primo partner commerciale non europeo. Dopo le aperture nei confronti di Putin, Orbán si è comunque allineato al consenso europeo quando ha deciso di votare le sanzioni nei confronti della Russia, pur avendole criticate in alcune occasioni.

È da aggiungere che Orban è più vicino a Putin che all’UE per quello che riguarda le questioni morali (entrambi sono difensori di quelli che Benedetto XVI chiamò “valori non negoziabili”). La posizione strategica dell’Ungheria è molto contradittoria. Orbán conta di ricevere da Mosca un prestito di dieci miliardi di euro per la costruzione di due reattori nucleari nella centrale di Paks, l’unica del Paese.

Del resto, la crisi europea, le difficoltà dell’Unione di far fronte all’immigrazione, al terrorismo dell’Isis e la politica debole internazionale, oltre a una politica di regole non convenienti ai Paesi mediterranei come a quelli dell’est, può spingere sempre di più l’Ungheria, e con il tempo anche altri Paesi, ad avvicinarsi alla Russia di Putin o alla Cina e non riconoscersi più membri europei.