Immigrazione: parla il padre della bambina diabetica, i nuovi dati
Apocalisse in mare, questo raccontano le cronache degli ultimi mesi. L’immigrazione non va in vacanza, l’esodo mediterraneo che negli ultimi mesi aveva occupato le prime pagine dei quotidiani sbarca in seconda fila dietro all’epopea greca e al tormentone Tsipras. L’economia torna in auge nonostante il mediterraneo continui ad essere la più grande necropoli d’Europa.
A 10 anni se nasci nella parte sbagliata del mondo per di più diabetica, la tua vita, tu sei un punto interrogativo. L’interrogativo di chi non sa cosa farne di te perché è dall’altra parte, l’interrogativo dei tuoi genitori che si affannano per garantirti un futuro degno, l’interrogativo di te stessa che sogni perché a 10 anni tutti sognano ma i tuoi sogni portano il peso di un rischio troppo grande. C’erano 320 immigrati su quella barca, ammassati l’un l’altro e tra quei 320 venti c’era lei: “la bambina diabetica”. La bambina diabetica ormai morta per un carico troppo grande portare, per la nave e per se stessa. Un carico che metafora lo è solo a metà, nei fatti è proprio il peso ad averla schiacciata, il peso di quei bagagli gettati in mare alla rinfusa dagli organizzatori della morte, quel peso è costato la vita a questa ragazzina. Tra quei bagagli infatti c’era anche lo zainetto, nello zainetto le fiale d’insulina e le speranze di una bambina ormai uccisa da un coma diabetico. Nello zainetto, c’era tutto. C’erano anche le preoccupazioni, i crucci di suo padre, 48 anni e una laurea in Economia in tasca. Un uomo che ha tentato di salvare sua figlia e quello zainetto supplicando gli scafisti di non buttarlo ma che davanti al corpo esanime della bambina non può far altro che chiamare l’Imam per l’estremo saluto per poi costringere sé stesso ad abbandonare le spoglie della bambina tra le correnti del canale di Sicilia. Eyas Hauson era il padre di Raghad. Raghad era una bambina che amava disegnare e scrivere, suo padre lo racconta al Corriere della sera, descrivendo anche i suoi ultimi istanti con lei: «Si stava spegnendo… Mormorava “papà, papà” e non aggiungeva nessuna parola. Non ne aveva la forza ma in realtà non ce n’era bisogno: “papà” significa che sta a te occuparti di tutto, risolvere i problemi qualunque essi siano, proteggere la tua bambina sacrificandoti se necessario. Io non l’ho fatto. E questa colpa mi rimarrà addosso per l’intera esistenza. Insieme alla scelta di partire verso la Sicilia. Avevamo preparato due grossi zaini: uno lo tenevo io e il secondo mia moglie Nailà, nel timore che avrebbero potuto dividerci. Gli zaini erano pieni di fiale di insulina, e di macchinari per misurare i valori del diabete e le giuste dosi di medicinale da somministrare. Sulla spiaggia di partenza, vicino ad Alessandria, gli scafisti ci hanno ordinato di raggiungere una piccola barca che distava un centinaio di metri. Inutile opporsi, erano armati di kalashnikov. L’acqua ci arrivava alla testa. Il mio zaino si è impregnato d’acqua. Mia moglie è riuscita a salvarlo, l’ha sollevato sopra il capo, allungando le braccia e soffrendo in silenzio per il dolore. Uno scafista le ha urlato di abbandonarlo. Mia moglie ha risposto che quello zaino era più prezioso della sua stessa anima, l’ha pregato d’avere pietà. Lo scafista gliel’ha strappato di mano, l’ha scaraventato in mare. Ci siamo immersi, lo abbiamo recuperato ma era ormai compromesso. I macchinari non funzionavano, le fiale erano inservibili, era difficile calcolare bene le dosi. Ho provato, ho provato ad aiutare la mia piccola Raghad… Ma senza macchinari, senza insulina, ero impotente. Avevo il buio che mi stava travolgendo».
Raghad era una bambina e come lei molti altri sono seppelliti tra le onde del Mediterraneo. Il Ministero degli interni nel 2015 compara il numero di migranti sbarcati tra il gennaio e il febbraio di quest’anno con quello del 2014. 5.506 migranti l’anno scorso confrontati con i 7.882 di quest’anno. Ponendo la questione in un quadro più generale i migranti in totale ospitati in strutture d’accoglienza italiane nel 2014 contavano 66.066 uomini mentre nel 2013 arrivano ad un massimo di 22.118 uomini. In termini di strutture invece i dati sono ancora più inquietanti: 14 centri governativi per i richiedenti asilo e solo 1657 strutture temporanee d’accoglienza. La Sicilia accoglie il 22% dei migranti seguita dal Lazio con il 13% in rispettivamente 110 e 105 strutture. Il Piemonte e l’Emilia con 262 e 291 strutture accolgono entrambe solo il 5% dei migranti. Il Veneto leghista conta invece 111 strutture, lamenta l’invasione per un misero 4%. La piaggeria di chi si accoda all’urlo del “Non passa lo straniero” è pari solo a certi ipocriti mezzucci politico. Ciao Raghad.
@FedericaGubinel