La Grecia sarà sempre un esempio
La Grecia sin dai tempi di Platone e Aristotele ha da sempre dimostrato al mondo intero di essere la “culla dell’umanità”. In Grecia nascevano nell’età antica la filosofia, l’etica, la morale, la giustizia e i primi segni che avrebbero delineato poi la società odierna. Ancora oggi, a distanza di migliaia di anni, la civiltà greca dimostra di avere coraggio, di avere quel qualcosa in più, che, purtroppo, l’Europa sta lentamente perdendo. La Grecia ha avuto il coraggio di rialzarsi, di accettare la realtà dei fatti e a questo punto la realtà economico-finanziaria in cui si ritrova. Già il mondo, nell’ormai lontano 1929, aveva subito una profonda crisi economico-finanziaria, partita con un effetto domino dal crollo della borsa di New York, meglio passata alla storia come crisi di Wall Street. Oggi a distanza di anni e in un secolo del tutto “nuovo” ci ritroviamo a vivere la stessa crisi, più volte preannunciata. Oggi, di nuovo, la Grecia è un esempio della rinascita, del valore che ogni nazione dovrebbe avere, della dignità che anche nel più basso assetto di umiliazione non viene mai abbandonata, ma anzi diventa uno spunto per far nascere un nuovo atteggiamento, un atteggiamento di speranza, di cambiamento.
Ma cerchiamo di analizzare meglio i fatti. La notizia del «no» al referendum tenutosi in Grecia ha fatto in breve tempo il giro del mondo. La questione che si proponeva era quella se accettare o meno le proposte di creditori in cambio di nuovi finanziamenti. Ovviamente sembrerebbe quasi una risposta semplice, se non si tenesse conto del fatto che la Grecia fa ancora parte dell’Unione Europea e in questo modo, votando per il «no» si sarebbe potuti arrivare ad un vero e proprio collasso economico, con una conseguente svalutazione dell’euro e con un successivo rientro nella moneta greca, che avrebbe portato ad un fortissimo ribasso di quest’ultima. Ma così non è stato. La Grecia è stata un esempio positivo per tutta l’Europa e per il mondo, decidendo il proprio destino in modo autonomo, cercando di crearsi da sola il proprio futuro economico-finanziario, seppur consapevole di tutte le difficoltà. La gente, sopraffatta per sei anni da mostruosi sacrifici e privata della speranza, ha scelto l’orgoglio e la fierezza, nonostante le molte evidenti incongruenze dal leader di Syriza Alexis Tsipras, e ha scelto di opporre il muso duro al muro dell’intransigenza dei creditori.
Quella del mondo greco ha, dunque, rappresentato una svolta epocale, rispetto anche all’intransigenza della Germania. Non si tratta di vittimismo, ma solamente di un popolo che, nonostante la difficoltà effettiva, ne sono testimonianza le interminabili file al bancomat per tenere i pochi risparmi accumulati, ha deciso di reagire e, reagire, significa a volte anche cadere, per poi rialzarsi e non necessariamente, come hanno scritto molti quotidiani, o media, non “guardarsi allo specchio”. Si tratta semplicemente di essere consapevoli dei propri limiti in quanto nazione e con dignità accettare l’andamento delle cose. La questione della Grecia rappresenta sicuramente una svolta epocale; e come dalla Grecia è partita la crisi economica ,infatti, ora torna di nuovo protagonista ma con una nuova accezione, di speranza e di nuova costituzione di un proprio futuro economico. È una svolta che implica necessariamente un esame di tutta la comunità europea. Con molta probabilità, ha vinto il «no» anche perché il fronte del rifiuto ha una leadership conosciuta e visibile, quella di Syriza, mentre i politici del fronte opposto, alcuni dei quali sono responsabili della crisi che ha piegato la Grecia, togliendole un quarto della ricchezza e moltiplicando la disoccupazione, sono ormai screditati. Ma ora bisogna guardare avanti.