Cinema e multimedialità al “TriBeCa Film Festival”

Anche per quest’anno il TriBeCa Film Festival giunge al termine. Domenica scorsa il Conrad New York, a Manhattan, ha ospitato la cerimonia di premiazione della manifestazioni cinematografica americana che, nonostante la giovane età, ha tutte le carte in regola per diventare uno dei festival più importanti del panorama mondiale.

Il termine Tribeca in origine si rifà al nome di un quartiere di New York che si trova nella parte meridionale dell’isola di Manhattan, molto vicino al World Trade Center. Prima degli attacchi dell’11 settembre era una zona considerata molto alla moda, dove avevano preso casa anche alcuni personaggi di rilievo del mondo dello spettacolo, tra cui Robert De Niro, Julia Roberts e David Letterman. Dopo l’attentato, proprio De Niro cercò di ridare vita al quartiere, stimolandone una rinascita culturale: per questo, insieme a Jane Rosenthal e Craig Hatkoff, fondò il TriBeCa Film Festival, ottenendo subito un ottimo successo. Dal 2002 ad oggi ne ha fatta di strada questa kermesse cinematografica diventando, così come il Sundance, vetrina per film audaci, indipendenti e dal budget discreto, un festival tanto ricco quanto peculiare, insomma poco hollywoodiano ma molto newyorkese.

Tra i tantissimi premi di questa dodicesima edizione l’Italia ha l’onore di portare a casa quello di miglior cortometraggio grazie a “Il turno di notte lo fanno le stelle” di Edoardo Ponti, figlio di Sophia Loren e Carlo Ponti. Tratto da un racconto di Erri de Luca, il corto racconta la storia di un uomo e di una donna che si sono conosciuti prima di un intervento a cuore aperto per entrambi. Insieme faranno una scalata sulle Dolomiti per inaugurare la nuova fase delle loro vite. Si aggiudica, invece, il premio per miglior film “The Rocket” di Kim Mordaunt: è la storia di Ahlo, bambino di 10 anni che vive in un’area rurale del Laos, costretto a fuggire insieme al padre e alla nonna in cerca di una nuova casa dopo la distruzione del suo villaggio. Mentre come miglior documentario vince “The Kill Team” di Dan Krauss, opera che già fa discutere perché racconta la storia di un gruppo di soldati americani che la stampa chiamò ‘the kill team’ per le atrocità gratuite inflitte nel 2010 in Afghanistan. Ma il TriBeCa guarda anche al futuro, e così, oltre ai premi convenzionali, è interessante sottolineare l’introduzione di nuovissime categorie, al passo coi tempi più che mai. Da quest’anno, infatti, il pubblico non solo ha potuto votare online lungometraggi e cortometraggi caricati sulla rete per decretare il vincitore del “TriBeCa Online Festival“, ma è diventato protagonista a tutti gli effetti avendo la possibilità di partecipare nella categoria dei “#6secfilms“, micrometraggi di 6 secondi caricabili da tutti tramite la piattaforma social “Vine“.

Insomma, il TriBeCa si connota sicuramente come un festival giovane ma già così ricco e intenso tanto da competere con le storiche kermesse cinematografiche. Snobbando scoop e gossip, rimane un festival fatto di film dove il cinema, che sia puro o contaminato da altre espressioni artistiche, è l’unico a farla da protagonista. Merito di un grande professionista come De Niro che ha fatto centro, come sempre.

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