Nucleare irariano: c’è l’accordo
«#Irantalks done. We have the agreement. #Irandeal», ha twittato questa mattina l’Alto Rappresentante Ue Federica Mogherini. L’accordo c’è. Dopo anni di tensioni e ventitré mesi di trattative e rinvii, finalmente i negoziati sul programma nucleare iraniano sono arrivati alla svolta.
Le voci si sono rincorse per tutta la giornata di ieri, ultimo giorno di proroga per la sospensione delle sanzioni. Qualcuno, ancora, provava a mettere i freni all’ottimismo evocando “questioni fondamentali” da risolvere prima di raggiungere un’intesa, ma le dichiarazioni bipartisan e, soprattutto, il tweet pubblicato – e subito cancellato – dal Presidente dell’Iran Hassad Rohani avevano fatto vedere la fine del tunnel. Ieri pomeriggio, nel pieno delle trattative, il leader iraniano esultava a mezzo Twitter: «L’accordo sull’Iran è una vittoria della diplomazia e del reciproco rispetto sul modello obsoleto dell’esclusione e della coercizione. E questo è un buona partenza», salvo poi rettificare a tempo di record aggiungendo un significativo Se all’inizio della frase.
L’ufficializzazione è arrivata questa mattina direttamente da Vienna, dove i negoziatori del “5+1” (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania) sono riusciti a trovare un punto d’intesa con Teheran: un momento storico, definito dal leader iraniano «a new point, a new chapter in History». A dare l’annuncio, il direttore generale dell’Aiea – l’Agenzia internazionale per l’energia atomica – Yukiya Amano, che ha confermato che la Repubblica Islamica iraniana «ha approvato il testo finale dell’accordo e lo ha firmato». Ora, non rimane che aspettare la risoluzione ONU e il successivo voto del Majlis, l’assemblea legislativa iraniana, e del Congresso statunitense – previsto entro sessanta giorni – per ratificare l’accordo. Barak Obama ha già avvisato il Congresso: «Sarebbe irresponsabile allontanarsi da questo accordo. Porrò il veto a qualsiasi legge che si opporrà alla sua attuazione». Grazie all’accordo, infatti, «la comunità internazionale potrà verificare che l’Iran non sviluppi l’arma atomica. Teheran sarà privata del 98 per cento delle sue attuali riserve di uranio arricchito. E’ un accordo che non si basa sulla fiducia ma sulla verifica. Se l’Iran violerà l’accordo tutte le sanzioni saranno ripristinate e ci saranno serie conseguenze. Nessun accordo avrebbe significato nessun limite al programma nucleare iraniano».
Con l’accordo raggiunto oggi, infatti, in cambio di una drastica riduzione del suo programma nucleare – verificata attraverso una vigilanza costante tramite ispezioni dell’Aiea – Teheran ha ottenuto la revoca delle sanzioni economiche finora adottate da Unione Europea e Usa, che manterrà comunque in vigore quelle «collegate alla violazione dei diritti umani». In caso di violazione del trattato, le sanzioni saranno ripristinate al massimo entro sessantacinque giorni. L’accordo riguarda anche la questione delle possibili implicazioni militari dell’attività nucleare, uno dei punti più controversi dell’intesa che ha minacciato più volte di far saltare il tavolo dei negoziati. Ratificata dall’Iran e dall’Agenzia ONU per l’energia atomica anche la roadmap che autorizza le indagini sulle applicazioni nucleari del programma militare iraniano nel passato: lo ha dichiarato lo stesso direttore dell’Aiea, mentre Rohani ha pubblicato sulla sua pagina Twitter le foto della firma, aggiungendo: «Iran e Aiea concordano di accelerare la cooperazione con l’obiettivo di risolvere completamente tutte le questioni».
Per il ministro degli Esteri irariano Mohammad Javad Zarif, che ha annunciato l’accordo in una dichiarazione congiunta con Federica Mogherini, si tratta di un «win–win» che accontenta tutti, ma qualcuno proprio contento non è. «Un errore di portata storica», ha affermato Benyamin Netanyahu, storico alleato degli USA. «Questo accordo è un accordo di resa storica da parte dell’Occidente verso l’Asse del Male con l’Iran in testa», gli ha fatto eco Tzipi Hotovely, viceministro agli affari Esteri israeliano, «Lo Stato di Israele agirà con tutti i mezzi per tentare di impedire la ratifica di quell’accordo».