AltaRoma, la moda tra dive anni ’30 e geishe
Al Palazzo delle Esposizioni della Capitale, tra il “Diluvio universale” di David LaChapelle e passerelle in chiaroscuro, si è aperta la terza giornata di AltaRoma, l’evento romano più atteso dagli appassionati di moda e non solo. Ad aprire le danze ci ha pensato Ettore Bilotta, designer milanese: sulle note nostalgiche della musica anni ’30, hanno ballato Federico Pisano e Vanessa Cokaric, regalando agli spettatori momenti di raffinato intrattenimento.
Tra una mossa di tip tap e un giro di valzer, i due artisti hanno lasciato spazio alle modelle, e la collezione haute couture di Bilotta ha fatto il suo ingresso trionfale, caratterizzata da una forte impronta stilistica anni ’30; si è passato con disinvoltura da una mise bianca e rossa in tessuto damascato a graziosi abiti rosa e neri in organza ricamata con motivi floreali, sino ad arrivare alle jumpsuit dal taglio lineare e simmetrico. Preziosità e leggerezza l’hanno fatta da padrone, contraddistinguendo ogni outfit che la donna Bilotta ha sfoggiato, consapevole della propria bellezza ed eleganza: tornano in auge le giacche dalle spalle insellate, abbinate a gonne dal taglio sbieco o a pantaloni palazzo, declinati in vari colori, dal nero al grigio. Grande protagonista, che ha chiuso la sfilata, l’abito da sposa in velluto color champagne impreziosito da una piccola mantella in tulle, riccamente decorata da piccoli motivi floreali.
Diversa la proposta per l’A/I 2015-2016 di Luigi Borbone, che rivisita l’Oriente in chiave contemporanea, dando vita a una collezione variopinta e, allo stesso tempo, ricca di dettagli: a metà tra geishe e donne in carriera, le modelle hanno indossato abiti plissettati blu elettrico, verdi e neri, jumpsuit morbide color terra di Siena e top a rete tempestati di brillanti, abbinati a pantaloni palazzo o a gonne ampie e voluminose che, con le loro forme rotonde, ne spezzavano la rigidità. Particolare anche la scelta del trucco e delle pettinature che, come sottili fili intrecciati, incorniciavano i volti delle modelle, rendendole sensuali e naturali.
Sulle note della colonna sonora de “La grande bellezza”, a conclusione della terza giornata di AltaRoma la collezione di Sabrina Persechino, che ha saputo unire il mondo dell’architettura con quello della moda. Ispirandosi alla rigidità e alla linearità della Cappella Palatina di Palermo, la stilista romana ha optato per degli abiti austeri e dal taglio geometrico: l’effetto tridimensionale delle decorazioni si contrappone alla scelta monocromatica degli outfit, che spaziano dal bianco argento della madreperla, al blu zaffiro delle mantelle con impreziosito da decori arabeggianti passando attraverso il rosso e l’oro bizantino, che accentuavano il punto vita e avvolgevano morbidamente il collo.
Tra luci ed ombre, tra contrasti cromatici e linee pulite e geometriche, si sono spenti i riflettori su una giornata dedicata all’alta moda, un settore che è considerato, ancora oggi, uno degli ultimi baluardi della bellezza italiana.
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