Festa dei lavoratori: cosa è rimasto del primo maggio?
ROMA – Il palco è illuminato e festoso, bandiere di ogni tipo campeggiano per piazza San Giovanni, gli elicotteri sorvegliano la situazione, mentre le voci di artisti come Vinicio Capossela, Daniele Silvestri, Renzo Rubino, Elio e Le Storie Tese e Max Gazzè si alternano alla conduzione arguta di una Geppi Cucciari molto applaudita.
Circa ottocentomila i partecipanti alla manifestazione musicale: il concerto del primo maggio continua a riscuotere grande successo di pubblico e ad attirare nella Capitale lavoratori ( e non ) provenienti da tutta Italia. Ma la natura dell’evento, organizzato fin dal 1990 da CGIL, CISL, UIL e il comune di Roma, appare profondamente mutata negli anni. Da celebrazione dei lavoratori, cassa di risonanza della lotta delle classi operaie, a evento mediatico imperniato sulla musica e sul divertimento. Sembra lecito chiedersi come il senso originario della giornata si collochi all’interno di canzoni, balli, commenti politici, disoccupazione e qualche bottiglia di troppo lasciata per terra.
LA PAROLA ALLA PIAZZA – Un gruppo di ragazzi sventola in aria una bandiera dei quattro mori: sono venuti da Sassari, arrivati a Roma nelle prime ore del mattino, proprio per assistere al ‘concertone’. Con le facce sorridenti, un po’ arrossate dal sole della giornata passata in piazza, ci spiegano quale sia per loro il senso della manifestazione romana. «È un’opportunità per ascoltare un grande numero di cantanti che sarebbero difficili da vedere separatamente – dice Andrea Marrocco, ventisei anni, impiegato – in più è un momento per ritrovarsi con gli amici, condividere una giornata celebrando la gente che ogni giorno lavora e si spacca la schiena». Opinione agli antipodi, quella di Simone Dantini, cinquantotto anni, cassaintegrato. A braccia conserte, in piedi, un po’ distante dalle zone più calde della folla, dichiara a Parolibero: «Non credo che questo concerto c’entri qualcosa con la festa del primo maggio alla quale si era abituati negli anni ottanta. Quello era un giorno di lotta e di confronto, si dibatteva sui temi sociali che accomunavano operai e studenti, oggi prevale lo spettacolo come se la disoccupazione non esistesse».
I DISOCCUPATI – Riguardo al tasso di disoccupazione in Italia si sono espressi i segretari generali di CISL e UIL per sottolineare quanto in questa giornata sia doveroso manifestare per il cambiamento del mondo del lavoro. «Siamo qui per i disoccupati e sono molti – ha dichiarato Raffaele Bonanni (CISL) dalla manifestazione di Perugia – perché vogliamo ricordare che c’è tanto da fare per gli esodati e per i cassintegrati. Il primo maggio è vivo e deve essere vivo per il mondo del lavoro». Luigi Angeletti (UIL) ha così commentato la situazione lavorativa italiana: «I tre milioni di disoccupati sono frutto non di una generica crisi internazionale ma delle scelte di politica economica fatte in questo Paese. O si risolve il problema di dare lavoro o il Paese affonderà se non cambiamo la politica economica».
di Alessandra Corsini