A tu per tu con Alessandra De Stefano

Tutto pronto all’edizione n. 102 del Tour De France che dal 4 al 26 luglio terrà incollati sugli schermi di mamma Rai tutti gli appassionati pronti a tifare per Vincenzo Nibali, lo squalo di Messina detentore della Grand Boucle e fortemente motivato a concedere il bis. Abbiamo avuto il piacere di sviluppare questa ed altre tematiche con Alessandra De Stefano, giornalista Rai e conduttrice del mitico Processo alla Tappa, alla vigilia della sua partenza per Utrecht dove quest’anno inizierà l’avventura gialla con la crono individuale di 13,8km.

Buongiorno Alessandra. Il Tour è alle porte, ma prima vorrei che riavvolgessimo per un attimo il nastro per commentare lo straordinario Giro di quest’anno.

Innanzitutto vorrei dire che lo sforzo della Rai per il prodotto Giro D’Italia è stato di altissimo livello, ha portato il Belpaese in tutte le strade e le case degli italiani con immagini ad alta definizione. A questo aggiungiamo le emozioni della corsa con un Aru straordinario pronto a riprendersi dopo un virus che di fatto ha deciso le sorti della generale. Contador ha vinto, ma sicuramente non ha convinto e a mio avviso pagherà un dazio non indifferente al Tour

A proposito del Pistolero. La scelta di correre entrambe i giri va premiata, peccato che gli altri big se ne stiano a casa e decidano di partecipare solo al Tour. Così il giro ne esce un po’ sminuito?

Purtroppo è vero che la naturale evoluzione di questo sport fa della programmazione il punto di partenza col quale ogni fuoriclasse deve confrontarsi. Gli anni in cui era possibile vincere Giro e Tour sembrano finiti, ma la sfida di Contador desta sicuramente curiosità e tutti noi addetti la seguiremo con interesse, ciò non toglie che al Giro vorremmo sempre vedere i migliori.

Come ha iniziato Alessandra De Stefano ad entrare in questo mondo prettamente maschile?

E’ stato per caso di ritorno da un volo dal Giappone dopo le Olimpiadi di Nagano del 1992. Il mio direttore dell’epoca Giovanni Bruno mi chiese cosa volevo fare da grande e l’alternativa era tra calcio e ciclismo, la mia fu una scelta di cuore e da lì a poco cominciò l’epopea di Pantani ed eccoci qua dopo vent’anni. Mi piace quello che faccio, credo di aver preso la decisione giusta.

Da donna hai avuto difficoltà ad inserirti in questa realtà? La tua competenza e la tua sobrietà ti sono state senz’altro di aiuto?

Ho sempre definito il mondo del ciclismo come una realtà con molti Uomini e pochi maschi, c’è grande solidarietà e poca gerarchia. Mi piacciono i valori di questi atleti costretti a fatiche immani, ma sempre corretti e rispettosi dell’avversario e umili nel vero senso della parola. Il ciclismo mi ha dato tanto, mi ha dato insegnato cos’è davvero lo sport, cosa che non sempre avviene in molte altre discipline. Per quanto riguarda il mio approccio posso dirti che non ho mai amato gli eccessi, un giornalista deve sapere comunicare senza protagonismi dando spazio a questi straordinari atleti.

Parliamo del Tour: che percorso sarà? Quante chance per Nibali neo bi-campione d’Italia?  

Le sensazioni della vigilia supportate dalla vittoria bis al campionato italiano fanno ben sperare. Credo che Vincenzo ci farà divertire in questo Tour anche se la prima settimana con le due brevi cronometro e l’arrivo sul muro di Huy potranno essere insidiose. Su Contador ho già espresso le mie perplessità, Froome a mio avviso ha problemi di gestione psicologica sulle tre settimane mentre il più solido sembra proprio quel Nairo Quintana dal viso imperturbabile che un grande Giro l’ha già vinto l’anno scorso a Trieste, anche se qui parliamo del Tour con tutto quello che ne consegue. Sarà una bella lotta, ma confermo che Nibali ha tutte le carte in regola per ripetersi.

Mamma Rai seguirà in prima linea l’evento come sempre, ci saranno novità rispetto agli anni precedenti?

Ci sono novità rispetto alla classica gestione delle dirette nel passato, ma preferisco non sbottonarmi su questo e vi invito ad aspettare il 4 luglio. Posso solo dirvi che ci aspettano tre settimane intensissime e la Rai saprà essere all’altezza dell’evento.

Un pensiero doveroso al mondo “ripulito” del ciclsimo. Era ora?

Credo proprio di si, la strada intrapresa dall’Uci non ammetteva deroghe, e aver introdotto il passaporto biologico e la reperibilità va nella giusta direzione. Il ciclismo a mio avviso ha avuto la forza di mettersi a nudo ripartendo da zero, e credo che la risposta più bella per noi sportivi italiani sia stata quella di vedere Vincenzo Nibali a braccia alzate sui Campi Elisi che con la sua faccia pulita ci ha restituito la voglia di credere in questo sport.