Al Complesso del Vittoriano l’arte di Fan Zeng

Ricorre il 45° anniversario dell’avvio delle relazioni diplomatiche tra l’Italia e la Repubblica Popolare Cinese e al Complesso del Vittoriano – Ala Brasini si celebra l’evento con una straordinaria mostra dedicata al pittore cinese Fan Zeng. L’esposizione aperta fino al 27 settembre 2015 con ingresso gratuito dal titolo altisonante “Fan Zeng. La sinfonia della natura“, a cura di Louis Godart, Consigliere per la Conservazione del Patrimonio Artistico del Presidente della Repubblica Italiana, fa conoscere per la prima volto agli italiani l’opera di questo grande e stimato artista.

Nato nel 1938 nella città di Nantong, nella provincia di Jangsu, Fan Zeng è depositario di un’arte dalla secolare tradizione, e incarna una «delle variazioni più significative dei temi classici dell’arte cinese tradizionale». Discendente da un’antica dinastia di letterati che ha creato tredici generazioni di poeti e letterati in mezzo millennio, a partire dal padre Fan Ziyu fino alla tarda dinastia MIng, egli è esperto di letteratura, storia e filosofia (il suo ritratto di Michelangelo, immagine veicolare della mostra, nella sua posa austera e dotta è una sorta di omaggio alla versatilità del vero sapiente) e i suoi scritti – insieme alle sue opere – sono ormai apprezzati da un pubblico numeroso. La sua maestria esprime dunque, oltre alla millenaria cultura cinese, la semplicità, il vigore e la vivacità: qualità che si manifestano inequivocabilmente nei suoi ritratti di figure umane. Di una bellezza sopraffina sono i primi lavori che introducono delicatamente alla mostra e che sono stati eseguiti con la tecnica splash-ink definita dall’auotre «come lo schioccare le briglie mentre si sprona un cavallo, cavalcando liberi verso l’orizzonte». Attraverso di essa l’autore esplica il suo stato mentale soggettivo e condensa attitudini contrastanti come l’essere disinibiti e l’avere il pieno controllo. In questi mirabili disegni il paradosso ha la sua dimora e l’esecuzione diviene un puro atto naturale simile a «un aquila affamata» o a «un purosangue assetato» o a «un fulmine accecante»; davanti al foglio bianco il pittore non cede alla sua perplessità ma scopre la sensazione di poter fare ogni cosa e di farla come mai è stata fatta prima. Gli oggetti tracciati dal suo pennello appariranno di fronte allo sguardo dello spettatore come materia viva riflettendo l’armonia della natura di cui ogni artista è figlio; in essi come ci ricorda lo stesso Fan Zeng l’arte non è mera espressione del dolore del cuore ma artefice della sua risoluzione e suprema consolazione per l’anima.

Certamente Fan Zeng. La sinfonia delle civiltà racconta, nel dispiegamento di ben ottanta opere, il legame tra due paesi in contatto da secoli, come testimoniano la Via della Seta capace di mettere in relazione la Dinastia Han e l’Impero Romano, i viaggi del coraggioso Marco Polo (1254-1324) e i dialoghi del gesuita, matematico e cartografo Matteo Ricci (1552-1610) con la civiltà cinese. Sarà un’occasione per ricordare, lontani dai fumi della retorica, l’ordine e la bellezza proprie di queste due meravigliose culture.

gli otto immortali