Spot pubblicitari: quando il non-sense trionfa in tv

“La pubblicità è un mezzo studiato per rendervi scontenti di ciò che avete e farvi desiderare ciò che non avete” afferma il filosofo ed economista Serge Latouche nei suoi scritti. E come dargli torto? E’ un dato di fatto che gli spot pubblicitari sono lo specchio di una società che cambia forma a seconda delle esigenze e dei fabbisogni delle persone, e noi italiani questo lo sappiamo bene. Nonostante la crisi economica ci sovrasti, negli ultimi due anni le multinazionali hanno sfornato campagne sempre più improntate su delle immagini in sequenza colorate e, sotto certi aspetti, invitanti, al posto di contenuti originali e che riescano ad incentivare la vendita di un prodotto. Meno sostanza e più estetica, al punto che alcuni spot – siamo onesti – oltre a non centrare il bersaglio, rischiano di annoiare o di sfiorare, in alcuni casi, il limite che esiste tra l’assurdo e il kitch. Che si tratti dell’ antica e nobile tecnica del “purché se ne parli” o di un agente pubblicitario che quella mattina si era svegliato in hang over, è fuori dubbio che in televisione alcune pubblicità abbiano messo al loro centro il gusto dell’assurdo. Se con il lancio della campagna “Saratoga” nel 1985 pensavate di aver visto tutto, leggete qui sotto quali sono alcuni degli spot più non-sense degli ultimi anni.

Frecciarossa 1000 di Trenitalia: “Il più brutto di tutti i tempi”, così si sono espressi molti italiani in rete circa il nuovo spot Frecciarossa 1000 targato Pupi Avati. Ma cos’avrà di tanto inguardabile questo spot per meritare la pole position? L’idea di guardare all’antico in corrispondenza di un mezzo così innovativo mal si associa alle aspettative del popolo dei social network, che hanno etichettato il racconto del bambino che perde il treno e sale a bordo del nuovo modello di Trenitalia come “il più brutto di tutti i tempi”. Sebbene i difetti di questo spot siano più o meno evidenti (come la mancanza di ritmo nella storia narrata dal regista), il messaggio che il protagonista lancia agli spettatori (quello di non voler scendere dal treno), non risulta, in fondo, più sgradevole di tanti altri.

Cono Cinque stelle Sammontana:  Estate, l’unica parola d’ordine che si riesce a capire nei trenta secondi del nuovo spot del marchio italiano! Se l’anno scorso, a raccontarci le suggestioni e le emozioni di mangiare un gelato in compagnia degli amici era un ragazzo, questa volta la protagonista assoluta della pubblicità è una giovane che, come il suo degno compare, accompagna le immagini che scorrono di spiagge desolate e di ritrovi tra amiche con una serie di parole senza un vero senso logico. Il risultato? Il prodotto ne risente e la sensazione di chi guarda questo video è di confusione.

Conad: “Amore c’è un problema … tra la gente” sussurrava nel 2013 alla moglie il protagonista dello spot della Conad che, nel mezzo della notte, si alzava dal proprio letto per dirigersi verso il luogo di lavoro e mostrare i prodotti di qualità dell’azienda. L’immagine di nuovo Superman, armato di carrello della spesa e buone intenzioni andava al di là di qualsiasi immaginazione e ha spianato la strada a varie parodie irriverenti ed ironiche sul web.

Chloé: La Maison cosmetica francese, nel 2013, ha pubblicizzato il suo profumo in una modalità quanto meno “insolita”. L’idea di una donna indipendente che, pur di abbracciare la sua fragranza preferita e continuare a coltivare i propri interessi, si nega al telefono, dopo aver trascorso la notte di passione con un uomo misterioso, è quanto mai inverosimile e surreale.

Effetto Rocchetta: In una classifica degli spot pubblicitari più assurdi non poteva mancare quello della Rocchetta! L’azienda leader nel settorespot pubblicitari della distribuzione di bevande, si avvale della collaborazione di Laura Chiatti e sua nipote. Il risultato deludente non è segnato tanto dalla presenza della neo mamma e compagna di Marco Bocci che, durante tutta la pubblicità, sfoggia un sorriso disarmante, quanto dalla frase della piccola che, alla domanda retorica di un bambino: “Ma lo sai che sei proprio bella?”, risponde con un: “Mi sa che è l’effetto Rocchetta”. Bimba, beata te che ancora pensi che basti l’acqua per essere come la Chiatti!

In sostanza, da qualunque angolazione si vedano, alcuni spot pubblicitari verranno ricordati dagli spettatori italiani o con sorriso soffocato o con un’espressione interrogativa, tipica di chi cerca di dare un senso a un progetto, senza capirne veramente lo scopo.

Twitter: @VerBisconti