Karl Lagerfeld, l’uomo dietro l’icona
E’ lui l’ultimo imperatore dell’alta moda europea, il grande talento che da oltre cinquant’anni impone i diktat dello stile senza mai un calo, un’incertezza, un errore: Karl Largefeld.
Eclettico, creativo, pungente, senza età, lo riconosci subito Kaiser Karl. Capelli di un bianco abbagliante, l’immancabile coda di cavallo, occhiali scuri, gli eterni guantini di pelle che lasciano libere le falangi, austero nelle sue giacche nere e camicie dall’alto collo (dicono intercambiabile) che arriva fino al mento, tronfio come un vero re medievale. “Il mio solo compito è creare desiderio per il superfluo”- Lagerfeld è direttore creativo a vita di Chanel dal 1983, di Fendi dal 1965 nonché stilista del pret-a-porter anche del marchio che porta il suo nome. Negli ultimi anni ha anche coltivato un’altra sua grande passione, la fotografia, che lo ha portato alla realizzazione di varie mostre ed alla pubblicazione di un libro che raccoglie i suoi scatti più riusciti, “The little black jacket“, una sontuosa celebrazione della maison Chanel.
“Io non ho nulla da dire di epocale, amo solo il mio lavoro, e mi adatto come un camaleonte alle necessità del marchio: Fendi deve dare una visione dell’Italia moderna e dinamica e mi offre la preziosa collaborazione di Silvia, talento della famiglia Fendi, Chanel quello dell’eterna suprema eleganza francese.”- così Kaiser Karl riesce a non copiarsi, a non essere mai uguale a se stesso. E a proposito dell’Italia, Lagerfeld, che non lesina mai opinioni, ha detto della nostra situazione politica ed economica: “È un gran pasticcio, la seguo dai telegiornali francesi. Non è un bel momento.” Lo stesso non si potrebbe dire per lui, ricco da fare pena. Lagerfeld ha infatti ammesso di non aver mai messo piede in un supermercato e di averlo fatto qualche settimana fa per la prima volta ad 80 anni suonati solo per un servizio fotografico. D’altronde cosa potrebbe mai fare in un supermercato visto che non mangia: nel 2001 perse ben 42 kg in tredici mesi, rendendo famosa anche la sua dieta. E come dimenticare, poi, l’episodio spiacevole accaduto l’anno scorso con la cantante Adele da lui apostrofata come “grassona”: si, perché il guru della moda è famoso anche per la sua lingua tagliente e per il suo sense of humor davvero poco british. Non ha risparmiato mai nessuno Kaiser Karl partendo dai reali inglesi, che bolla come “del tutto inutili”, anche se “la monarchia è un’istituzione piacevole, fa bene al turismo”, passando per gli uomini russi (“orrendi, se fossi una donna russa sarei lesbica”), i greci e gli italiani, che “hanno usanze e abitudini disgustose”.
Ma in tempi come questi, dove solo in Italia più di 4 milioni di persone sono schiacciate dalla povertà, tutto questo lusso e questa frivolezza ridondanti non rischiano di essere out anche per Lagerfeld? “Io benedico il fatto che esista ancora un mondo di grande opulenza, di grandi ricchi – ha spiegato – che vivono in Paesi emergenti e lontani, che sanno come il vero lusso sia quello europeo: perché solo nel nostro vecchio continente, in Francia, in Italia, esistono ancora i grandi artigiani, gli artisti del cuoio, del tessuto, del ricamo, i maestri della squisitezza formale, della grazia creativa. Sono quei nuovi ricchissimi a dare lavoro a questa meravigliosa industria della cultura manuale che se no sparirebbe.” Dietro al rigore della sua immagine affettata emerge un uomo profondamente complicato: “Io non potrei mai lavorare, soprattutto leggere, se non fossi completamente solo. Detesto la vita di tipo coniugale e ho un solo grande amore, la mia gattina Choupette: è una presenza meravigliosa, morbida, sfuggente, soprattutto silenziosa”. Quando Karl è a Parigi, a quanto pare, mangiano insieme, allo stesso tavolo, da soli e con tanto di tovaglia bianca e argenteria. L’immagine del genio ha anche la sua umana fragilità e a proposito della fede e del Papa ha confessato: “L’altro mi era antipatico, questo mi pare meglio, lo chiamerei il papa dei poveri. Ma io sono completamente agnostico, anche se adoro la religione, e penso che il cattolicesimo sia stato una buona invenzione, soprattutto perché in passato ha portato la cultura negli angoli più lontani e abbandonati del mondo. Mi piace leggerne i testi famosi, per esempio le opere di Bossuet”. Kaiser Karl non stupisce solo in fatto di stile. “il vero lusso? L’intelligenza”– ha concluso.