NBA Finals: James porta avanti i Cavs
Dopo tre partite della serie finale, Cleveland è sorprendentemente in vantaggio 2 a 1. Eccezionale il rendimento di LeBron James, che sta trascinando dietro di sé un gruppo privato anche di Irving. Delusione Golden State, prestazioni non all’altezza delle attese, Curry soffre il confronto con il Prescelto.
Quando durante il supplementare di gara1, con i Warriors in vantaggio, Kyrie Irving si è allontanato dal campo zoppicando vistosamente, è sembrato che queste finals potessero chiudersi in fretta e con un vincitore scontato. Il verdetto dei medici è stato impietoso: frattura della rotula, 3-4 mesi fuori. Per una squadra che aveva già dovuto rinunciare sin dalle prime fasi dei playoffs a Kevin Love, pareva impossibile lottare con un avversario che era stato il migliore della stagione.
Pur falcidiata dalle assenze, Cleveland ha però LeBron James. Una campione autentico, in ogni sport di squadra, è colui in grado di guidare i propri compagni e di tirar fuori il meglio da ognuno di loro, anche dal più insospettabile. Il fattore a sorpresa delle finals è finora Matthew DallaVedova. Australiano, 24 anni, ha giocato al college in una piccola squadra della California. Non chiamato al draft 2013, ha firmato con i Cavs dopo la Summer League. Criticato nella serie contro Atlanta per i suoi modi rudi da difensore, è riuscito a limitare Curry in gara2, scatenandosi in attacco nell’incontro di stanotte, dove ha messo a referto 20 punti.
A 30 anni LeBron non finisce di sorprendere. Sta avendo un’incidenza pazzesca su queste finals, 44 punti in gara1, 38 con tripla doppia in gara2, 40 stanotte.
Le due partite giocate a Golden State si sono entrambe concluse all’overtime.
Giovedì all’Oracle Arena c’era ancora Irving, i Cavs sono partiti forte, ma si è giocato spesso punto a punto, con 11 parità e 13 cambi di leadership. Ha fatto la differenza la panchina dei californiani, con Iguodala ispirato da sesto uomo. Curry ha messo 26 punti e Thompson 21, dopo che si era temuto che non ce la facesse a seguito del trauma cranico subìto in gara5 con Houston.
Sul 98 pari a 24” dalla fine, Cleveland ha avuto l’ultimo tiro, LeBron lo ha mancato, come pure Shumpert dopo aver preso il rimbalzo. All’overtime, hanno deciso 4 liberi di Curry ed una tripla di Barnes.
Domenica Blatt ha messo DallaVedova in quintetto a marcare Curry, e l’mvp lo ha sofferto maledettamente, chiudendo con un 5/23 dal campo e 6 palle perse. I Warriors sono stati trascinati da una grande serata di Thompson, 34 punti, mentre per i Cavs oltre a LeBron si è distinto in attacco Mozgov, autore di una doppia doppia. Le due squadre hanno tirato con percentuali ancor più basse rispetto all’esordio, si è arrivati ancora all’overtime con Golden State in recupero e grazie ad uno dei pochi canestri di Curry, ad 8” dalla sirena. Nel prolungamento, con i padroni di casa sopra di uno e 11” da giocare, Jones ha fallito la tripla, ma DallaVedova ha catturato il rimbalzo, preso il fallo, messo i liberi del sorpasso per poi andare a disturbare Curry nell’azione successiva, inducendolo a sbagliare il tiro. LeBron è andato a rimbalzo e dal fallo ha segnato un libero, infine Curry si è fatto rubare l’ultima palla da Shumpert.
Tornati in Ohio con ben altro spirito, stanotte i Cavs hanno replicato passando in vantaggio. E’ stata per alcuni tratti la partita meno equilibrata della serie, l’immenso James coadiuvato da DallaVedova ha portato Cleveland a +20 verso la fine del terzo periodo. David Lee è uscito dalla naftalina, Curry ha ritrovato magicamente il perduto tiro da tre e Golden State si è rifatta sotto nell’ultimo quarto, fino al -1 a 2’45” grazie ad una tripla dell’mvp. La controreazione di LeBron ha allontanato nuovamente i suoi, il Prescelto ha infine chiuso con gli ultimi due punti dalla lunetta per il 96 a 91.
Domani altra occasione per i Cavs sul proprio campo. Vedremo se Kerr saprà correggere i difetti emersi in queste due gare – troppa insistenza nei tiri da fuori, poca circolazione di palla, forse eccessiva sicurezza dei suoi – riportando Golden State laddove il pronostico voleva che fosse.