Le urla della destra: non c’è pace a Battistini

Non trova pace Roma. Non trova pace via Mattia Battistini e il XIV Municipio. Non si fermano le proteste dopo l’incidente del 27 maggio scorso in cui ha perso la vita una 44enne filippina. E soprattutto non si ferma la speculazione e la strumentalizzazione politica, a tratti disgustosa. Circa una sessantina di persone, palesemente riconducibili ai gruppi dell’estrema destra romana (non era difficile scorgere la presenza di qualche bambino a sorreggere i relativi cartelloni) si sono ritrovati in via Battistini, davanti la sede del XIV Municipio, ex XIX circoscrizione, dalla parte opposta rispetto al luogo dell’incidente e alla stazione della metropolitana. Cospicuo il dispiegamento delle forze dell’ordine con mezzi blindati e un elicottero che, ormai nel quartiere è diventato di casa.

Fra un “boia chi molla” e l’altro i ragazzi della nuova destra 2.0 hanno chiesto a gran voce le dimissioni del Sindaco di Roma Capitale Ignazio Marino e quelle del giovane Presidente del Municipio Valerio Barletta. Quattro i cartelloni su cui veniva ripetuto un unico concetto: ”Nessuno tocchi il mio popolo”. I cori invece spaziavano fra la contestazione politica tout court di “Barletta, Marino, lo Stato è clandestino” e le tematiche sociali del diritto alla casa e al lavoro. La manifestazione è iniziata alle ore 16 del 9 giugno, qualche ora dopo rispetto all’evento più grande organizzato in mattinata per chiedere le dimissioni di Marino dal Movimento 5 Stelle, a cui ha partecipato e preso la parola il deputato Alessandro Di Battista. Proprio stamane lo stesso gruppo di destra si è unito alla protesta del Movimento, ritrovandosi (con lo sdegno di molti) in piazza del Campidoglio dove si svolgeva la manifestazione grillina degli indignados romani per lo scandalo relativo al secondo filone dell’inchiesta “Mafia Capitale”.

Non contenti della mattinata agitata i neo camerati hanno pensato bene di continuare la loro giornata di protesta in quella via Battistini ormai sulla cresta dell’onda, fra gli sguardi sbigottiti dei residenti del luogo, oltremodo stanchi della strumentalizzazione che si è fatta dell’accaduto e del clima di tensione che si respira nel quartiere.

Il presidio è proceduto comunque con la massima tranquillità e un gruppo di manifestanti nominati come portavoce, presumibilmente gli organizzatori, sono stati invitati ad entrare all’interno dell’edificio che ospita la sede della Presidenza e della Direzione e all’uscita gli stessi si sono riaggregati al presidio dalla parte opposta della strada senza rilasciare dichiarazioni. Resta da chiedersi per quanto ancora dovrà durare questa vomitevole strumentalizzazione dell’incidente, da parte chi, probabilmente, non vedeva l’ora di poter esprimere il proprio dissenso, che rimane (per ovvie connotazioni politiche) assai lontano dal dolore dei famigliari della vittima e dal desiderio di giustizialismo necessario a questa città. Senza bisogno di colorare le idee e il dissenso di tinte scure quanto la politica.