Il G7 di un mondo in crisi
Dopo il vertice straordinario dello scorso lunedì a Berlino tra i grandi dell’UE, ovvero Angela Merkel, François Hollande, Christine Lagarde e Mario Draghi per parlare della Grecia, dopo il nulla di fatto di venerdì scorso al Parlamento europeo deciso da Alexis Tsipras rispetto alla risoluzione del debito greco e dopo le numerose riunioni di fondamentale importanza per il destino della nostra Europa dal punto di vista dell’immigrazione, del bilancio, del piano per gli investimenti, è giunta l’ora di un appuntamento che non solo coinvolge l’Europa, bensì l’equilibrio, più o meno stabile, del nostro contesto internazionale.
Oggi e domani la Germania ospiterà il G7, ex G8. Lo farà dopo l’esclusione della Russia lo scorso anno in seguito al’annessione della Crimea, dopo i fondi che l’UE ha stanziato per supportare le piccole e medie imprese dell’Ucraina e altri per il ripristino dell’area di Cernobyl, decisi durante il vertice del 27 aprile a Kiev, dopo, anzi, in concomitanza, dei negoziati tra UE e Stati Uniti per i trattati di libero scambio, dopo il vertice di Riga dello scorso maggio sul Partenariato Orientale.Un G7 che avviene in un periodo per la nostra area comune, notoriamente nota come UE, tutt’altro che quieto.
È inutile specificare quanto il mondo di oggi, nonostante le sue profonde diversità interne, sia strettamente collegato; quanto il parlare di un’area rilevante significhi automaticamente parlare di un’altra, e quanto una crisi di una parte possa influenzarne quella della parte opposta. E gli obiettivi dei vertici, delle unioni e dei trattati su cui queste si basano sono proprio quelli di evitare che le crisi possano, per quanto possibile, divenire globali.
Ma diciamoci anche la verità: si sa che a muovere il mondo è sempre l’economia. Nella società odierna, volenti o nolenti, è questa a detenere la priorità su qualsiasi altro progetto di unificazione, diplomazia e pace universale.
In via ufficiale però ciò che interesserà l’incontro di Elmau riguarda: crescita e benessere sostenibili, sistema economico aperto, avanzamento degli accordi di libero scambio tra i Paesi del G7, ma come non dimenticare anche il progetto ambizioso di eliminazione della fame e della povertà nel mondo entro il 2030, o la tutela dell’ambiente. Questi i temi principali elencati da Angela Merkel pochi giorni prima dell’inizio ufficiale della riunione dei “grandi”.
“Per tutti gli argomenti che ho toccato vale il fatto che da soli, come G7, non possiamo superare queste sfide; abbiamo invece bisogno di molti altri partner. Sono però convinta che i G7 possano, anzi debbano essere il motore di un mondo vivibile a lungo termine”, ha continuato la Merkel, riferendosi forse, latentemente, alla grande assente, la Russia.
E proprio Russia e Ucraina rappresenteranno uno dei temi principali del vertice di oggi e domani, di cui soprattutto gli Stati Uniti saranno chiamati a rispondere, specialmente sull’ultima visita del segretario di Stato John Kerry a Putin lo scorso maggio. Visita avvenuta una decina di giorni dopo le celebrazioni del 70esimo anniversario della vittoria sui nazisti a Mosca, disertate completamente dallo storico rivale occidentale. Ciò che infatti non è chiaro ancora sono gli obiettivi degli Stati Uniti nei confronti della Russia: prolungare le sanzioni o cercare un accordo? Strada quest’ultima che l’Europa sembrerebbe preferire, viste anche le dichiarazioni del ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmer riguardo la necessità di dover prendere misure per spianare la strada al ritorno al formato G8, quindi reincludendo la Russia.
Un formato però a cui Putin e i suoi sembrebbe non interessare, come ha dichiarato il vice ministro degli Esteri Sergej Rayabkov: “Il G8 non è stato sempre produttivo, siamo molto più interessati a lavorare nel BRICS e nel G20. E’ interessante osservare il G7, leggeremo i documenti finali delle loro attività”. Secondo quanto riporta il quotidiano russo Vzglyad infatti, il G8 aveva come obiettivo solo quello di controllare la Russia, piuttosto che prenderla effettivamente in considerazione dal punto di vista decisionale.
Nel mondo odierno però, dove il bipolarismo è stato sostituito dal multipolarismo, dove si assiste a una riforma del sistema globale finanziario, alla rimozione degli Stati Uniti dalla posizione di egemonia finanziara e militare e dove l’Unione europea, per parlare di ciò che ci è, o ci dovrebbe essere, vicino, suscita molti più scetticismi e critiche rispetto ad altro, la Russia sa bene come muoversi ed è perfettamente cosciente di non aver bisogno del G8 per mantenere il suo punto.
E visto che parliamo di Europa, nel cui centro, dal punto di vista di egemonia, sta avendo luogo il summit dei sette, forse è il caso di andarci piano o meglio, è il caso che i signori che si siedono ai tavoli e che fanno parte dello spazio UE, avvertano quello che sta accadendo intorno a loro. Tra Gran Bretagna in attesa del referendum, che potrebbe essere anticipato al 2016, per rimanere o meno nell’UE, le smanie riguardo un’ipotetica reintroduzione della pena di morte da parte di Viktor Orban, primo Ministro dell’Ungheria, o meglio il dittatore, come lo ha “simpaticamente” chiamato il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, abbastanza avvezzo a fare gaffe, durante il vertice di maggio a Riga per il Partenariato Orientale, il braccio di ferro con la Grecia, che ha appena riposticipato il pagamento del debito con il FMI per il 30 giugno, la presa dei partiti populisti ed euroscettici, qualche accortezza in più in questo Summit andrebbe presa. Sempre per quello che vale la prudenza e la lealtà verso i principi originari con cui nacque l’Unione europea: ovvero mantenere la pace, il rispetto della libertà e dei diritti dell’uomo e non solo tra gli Stati membri.
Ricordiamo anche che l’UE non è un organo sovranazionale, bensì un’Unione fatta di Stati che, per la maggior parte degli aspetti, detengono la competenza di legiferare e di gestire in un determinato modo le direttive comunitarie..
All’interno del vertice sarà previsto anche uno spazio in cui si affronterà il tema Grecia e a cui prenderanno parte attivamente Juncker e e Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo.
Non resta che attendere e cercare, nell’oceano di notizie che fuoriuscirà da tutti i poli informativi possibili, ufficiali o meno, di ipotizzare il più probabile, sperando che non sia equivalente al più disastroso, degli scenari internazionali.