Roma trema: la mafia si uccide anche d’estate

Nel settembre del 2011, una barca, la Kololo II, corre veloce oltre le coste di Alghero, in Sardegna. A bordo lo skipper Roberto Grilli guarda da lontano le motovedette della Guardia di Finanza. “E’ finita” pensa mentre gli uomini saltano il parapetto e cominciano la perquisizione, trovano 500 chili di cocaina per un valore al dettaglio di oltre 200 milioni di euro. Circa cinque mesi dopo l’arresto, durante un interrogatorio, Grilli racconta ” Nell’ ambito delle mie frequentazioni della destra romana ho conosciuto Massimo Carminati, con il quale avevo l’abitudine di prendere un caffè un paio di volte la settimana. L’avevo conosciuto tramite Riccardo Brugia, mio amico di lunga data”. Sono proprio queste parole a dare il via all’operazione “Mondo di mezzo” da molti conosciuta come Mafia Capitale.

Il 2 dicembre 2014, a Roma, scatta l’arresto per 101 indagati, 29 già in carcere e 37 arresti. Tra questi c’è Massimo Carminati, il “re di Roma”, quello che “stava cor Libanese”. Se fossimo stati dentro una serie televisiva o al cinema, Carminati avrebbe fatto la sua figura, dopo aver liberamente ispirato il personaggio del Nero in Romanzo Criminale, Carminati nella realtà fa più paura che sullo schermo. Capo indiscusso di Mafia Capitale, l’organizzazione criminale di stampo mafioso che trae le sue fondamenta dal gruppo NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari) e dalla Banda della Magliana, capace di controllare appalti e aziende del Comune di Roma, estorsioni, traffico di stupefacenti, corruzione, armi, usura ed almeno altri dieci capi d’imputazione. Facendo un passo indietro sarebbe bene cominciare con dei numeri importanti e fondamentali per comprendere al meglio l’infiltrazione del clan di Carminati all’interno della politica capitolina. Il Comune di Roma, ha partecipazioni dirette in circa 19 aziende tra S.r.l ed S.p.a (21 se vogliamo considerare anche quelle in liquidazione), due aziende speciali ed una mutua assicuratrice, tutto questo crea posti di lavoro per circa 25mila impiegati e 300 dirigenti. Tra queste aziende spicca la Ama ( Azienda Municipale Ambiente per la raccolta dei rifiuti) che un anno prima degli arresti, precisamente il 2 dicembre 2013 è stata dichiarata fallita dal Tribunale di Roma. Alle elezioni comunali del 2008 c’è Gianni Alemanno che ambisce alla carica di sindaco con un’imponente campagna elettorale, secondo gli inquirenti parte di questa sarebbe stata finanziata da Franco Panzironi con un milione e mezzo di euro. Pazironi, affiliato di Carminati e del suo braccio destro Salvatore Buzzi. Dopo l’elezione di Alemanno, il sindaco stesso avrebbe messo Panzironi a capo dell’Ama e successivamente alla presidenza di Roma Multiservizi, attraverso le quali, Panzironi avrebbe percepito oltre un milione di euro tra agevolazioni e stipendi, quello di cui però realmente si occupava era violare i segreti d’ufficio e quelli di imparzialità per l’assegnazione di lavori e appalti di cui decideva l’affidamento su consiglio di Buzzi.

S. Buzzi e F. Panzironi in una foto esclusiva di Dagospia
S. Buzzi e F. Panzironi in una foto esclusiva di Dagospia

Anche Riccardo Mancini, nominato da Alemanno dirigente di EUR S.p.a.  (azienda che si occupa della gestione del patrimonio mobiliare e immobiliare del quartiere Eur) era affiliato di Carminati con non pochi problemi, legati alla reticenza nei pagamenti. Attraverso personaggi come questi, il clan di Carminati poteva essere ovunque, tra i dirigenti, tra i consiglieri o esponenti dalla spiccata influenza politica. Eriches 29 è un altro consorzio di cooperative sociali, deputato alla gestione del campo nomadi di Castel Romano; nove centri di accoglienza per oltre 400 profughi e richiedenti asilo dislocati in comuni limitrofi; e altri 5 centri in convenzione con la Prefettura. A ciò si aggiunge il centro di accoglienza per immigrati di via Silicella, a Roma, altri 3 centri per minori e madri senza contare 135 appartamenti per le persone sfrattate. Fa strano sapere che un consorzio con così tante responsabilità e così fortemente impegnato nelle questioni sociali e legato alla questione immigrati, è stato in realtà gestito per quasi dieci anni proprio da Salvatore Buzzi. I primi undici appalti risalgono all’amministrazione Rutelli del 94′ per poi continuare con l’amministrazione Veltroni e con i settantacinque appalti nell’amministrazione Alemanno.

Questa escalation però ha subito una battuta d’arresto durante l’amministrazione Marino e da ciò sarebbe partita una presunta campagna discriminatoria per incentivare una possibile dimissione del nuovo sindaco. Quando l’operazione mondo di mezzo compie la prima ondata di arresti a dicembre, qualcosa comincia a tremare e Carminati viene arrestato e trasferito nel carcere di Parma, già nel 2005 era stato condannato a quattro anni di reclusione per il furto al caveau della Banca di Roma del 99′ dove trafugò 147 cassette di sicurezza di magistrati e dipendenti, attraverso cui riuscì a reperire materiale e documenti per ricattare i derubati. Ma la carriera criminale di Carminati non si limita solo a Mafia Capitale, dalle intercettazioni telefoniche si evince come egli incutesse timore attraverso la sua precedente “esperienza” criminale legata a personaggi di spicco della Banda della Magliana come Francesco Giuseppucci e Danilo Abbruciati. Nel decennio tra il 70′ e gli anni 80′, dopo essersi fatto notare per la sua violenza negli ambienti di estrema destra, comincia a militare nel gruppo NAR diventando un vero e proprio criminale mercenario. Da pelle d’oca è la vicenda del 79′ quando Carminati si occupò personalmente della liberazione di Paolo Aleadri, un affiliato NAR a cui la magliana aveva affidato una borsa contenete armi che egli aveva perso. Carminati recuperarò delle armi sostitutive da barattare con la liberazione di Aleandri. Queste stesse armi furono poi riconosciute sul treno Taranto-Milano in una valigetta, avente lo scopo di depistare le indagini sulla strage alla stazione di Bologna.

 

Massimo Carminati detto "il Re di Roma"
Massimo Carminati detto “il Re di Roma”

 

Da quel momento Carminati costruì un sodalizio con la Magliana, per la quale svolgeva una vera e propria professione di killeraggio e azioni violente di recupero crediti, oltre che aiutare la banda nel riciclaggio del denaro. Viene anche accusato di essere l’omicida del giornalista Mino Pecorelli, legato alla loggia P2 di Licio Gelli e ad altri esponenti dei servizi segreti, con i quali verrà condannato in primo grado a 9 anni nel 2000 e poi assolto. Forte di questa posizione “autorevole” nella criminalità romana, Carminati teneva sotto scacco numerosi dirigenti, imprenditori nonchè parte dell’amministrazione comunale di Roma, la quale rischia il commissariamento per mafia. Qualche giorno fa, precisamente il 4 giugno 2015, l’operazione mondo di mezzo compie una seconda tornata di blitz per 48 indagati di cui 44 posti agli arresti. In oltre 400 pagine di ordinanza del gip figurano i nomi di Luca Gramazio, Mirko Coratti, Massimo Caprari e Andrea Tassone. Gramazio e Coratti rispettivamente capogruppo Pdl in consiglio comunale e presidente del consiglio, il primo avrebbe messo a disposizione le sue cariche istituzionali per il clan di Carminati, mentre Coratti chiamato da Buzzi “Balotelli” perchè non faceva “gioco di squadra” avrebbe ricevuto somme di denaro in cambio di favori relativi alle cooperative dello stesso Buzzi che in un’intercettazione telefonica si sente chiaramente esclamare “me so comprato Coratti, lui sta co’ me”. Caprari invece, capogruppo di Centro Democratico è stato posto agli arresti domiciliari, costretto a dimettersi dal PD per via dei rapporti con Buzzi è accusato di aver ricevuto tangenti in cambio di favori legati alla gestione di stabilimenti ad Ostia. Un’inchiesta che ha travolto non solo il mondo politico ma anche quello imprenditoriale dal business per l’accoglienza immigrati alle imprese edili o cooperative sociali.

Raccontare i retroscena di tutti gli indagati sarebbe possibile forse solo in un libro o in una di quelle serie tv di cui peraltro Carminati ha già avuto la sua parte. Ciò che colpisce è come sia molto difficile districare i fili di una matassa troppo ramificata, perchè è questa la vera essenza di Mafia Capitale. Troppi e tanti fili che collegano politica, magistrati e imprenditori alla criminalità in grado di speculare su tutto. In un’intercettazione telefonica si sente Buzzi dire “Se Marino resta Sindaco per altri tre anni e mezzo ci mangiamo tutta Roma” mentre lo scioglimento del consiglio comunale, come ha sottolineato il prefetto Franco Gabrielli, è un atto che dovrà essere preso in considerazione dal consiglio dei ministri e il 15 giugno saranno disponibili gli atti d’inchiesta che permetteranno al prefetto di valutare entro il 30 luglio se chiedere o meno lo scioglimento. Quello che getta ombra sui sette colli, è che in un Paese, già dilaniato negli anni dalle associazioni mafiose che costituiscono una delle piaghe più grandi della società italiana, anche la sua Capitale, debba subire l’umiliazione e la vergogna di essere commissariata per mafia. In un anno così importante per Roma e l’Italia, in vista del Giubileo e dell’Expo di Milano, si è ormai offuscata la luce del prestigio con fumo denso e nero. Nero come Carminati in Romanzo Criminale. Chissà se, tra un colpo e l’altro, il Colosseo resterà immobile mentre tutto il resto crolla.