Aborto, dal Cile i tutorial spiegano come farlo da sole [VIDEO]

Lanciandosi dalle scale. Buttandosi sotto un’auto. Sabotando i tacchi delle scarpe per simulare una caduta. Dove l’interruzione di gravidanza è illegale, alle donne non rimane che cercare un aborto spontaneo. E così in Cile, accanto ai tutorial di trucco e parrucco compaiono brevi video che spiegano come procurarsi un aborto.

Prima che i benpensanti inorridiscano, chiariamo subito che si tratta di falsi tutorial, che fanno parte di una campagna a favore della legalizzazione dell’aborto lanciata – al grido di #LEYabortoTERAPÉUTICO – dalla Ong cilena Miles. Dentro, però, c’è tutta la vera disperazione di donne costrette dal loro Paese a mettere a rischio la propria vita per interrompere una gravidanza indesiderata. Dentro, c’è tutta l’insensatezza di una legge che rende le donne che abortiscono (e i medici che le aiutano) criminali, punibili con la reclusione fino a cinque anni. Il Cile, infatti, vieta l’interruzione della gestazione in qualunque circostanza. Giovani (spesso giovanissime) e anziane, consenzienti o vittime di abusi, in salute o a rischio della propria vita o di quella del feto: tutte le donne cilene sono costrette a portare a termine la gravidanza, con conseguenze fisiche, psicologiche e sociali che non è difficile immaginare. Nel 1931, l’aborto per motivi terapeutici era stato legalizzato, ma a questa piccola apertura non è seguita una completa legalizzazione, anzi. Nel 1989, il regime dittatoriale di Pinochet ha reintrodotto nell’ordinamento del Paese il divieto assoluto di abortire. Basta cercare alla voce “Crimini e Delitti contro l’Ordine Familiare e la Moralità Pubblica” del Codice Penale per capire quanto esso sia restrittivo: nessuna eccezione, le donne cilene non possono abortire legalmente. Mai. Una vittoria della Chiesa cattolica, che nel Paese ha un’influenza fortissima. Una sconfitta per le donne, costrette dal mancato accesso all’«interruzione maliziosa di gravidanza» (così la definì una sentenza della Corte Suprema di Giustizia) a scelte radicali.

A chi non vuole un bambino, non resta che l’aborto clandestino. Il numero di aborti volontari nel Paese è altissimo, stimato tra i 70.000 e i 140.000, ma è impossibile conoscere il dato esatto, perché in molti casi sono le stesse donne a indursi l’aborto. Anche se il modo più comune è l’assunzione del Misoprostol – un farmaco acquistabile esclusivamente all’estero o al mercato nero – la disperazione spinge le donne a gesti estremi, come quelli ritratti nei video di Miles.

aborto cile«Salite le scale come fate di solito. Arrivate in cima. Non vi girate a guardare, perché potreste pentirvi. Chiudete gli occhi, fate un respiro e lasciatevi cadere all’indietro», spiega una ragazza. «Quando siete a un incrocio, state attente al semaforo giallo: le macchine aumentano la loro velocità per non fermarsi quando scatta il rosso. Quando la luce passa dal verde al giallo, buttatevi», insegna un’altra, che spiega anche il trucco per dissimulare il gesto in pubblico: «Dopo aspettate che arrivi un’ambulanza, gridando e piangendo». Un’altra, in un tutorial modellato su quelli che insegnano i trucchi della piega perfetta o del make up, armata di coltellino mostra come procurarsi una “caduta accidentale”: «Seghetta il tacco delle scarpe. Indossale ed esci per una passeggiata. Quando arrivi vicino a un idrante, ruota il piede, concentra il peso del tuo corpo sulla scarpa in modo che il tacco si rompa e cadi sull’idrante, colpendolo forte con la pancia».

Esagerazione, provocazione, certo. Per questo i video sono stati criticati anche da chi, nel Paese, difende la possibilità delle donne di decidere per sé. Il messaggio dall’atmosfera cupa e angosciante di questi brevi filmati, però, non potrebbe essere più chiaro: le donne hanno diritto a essere padrone del proprio corpo, hanno diritto a un aborto che sia legale, sicuro e per tutte. «Le persone ricche non hanno bisogno delle leggi per far abortire le figlie perché possono pagare», ha detto qualche mese fa l’ex ministro della Salute Helia Molina, costretta in seguito a dimettersi. Qualcosa, però, si muove: i video sostengono il disegno di legge presentato in gennaio dalla Presidente Michelle Bachelet, che depenalizzerebbe l’aborto terapeutico in tre casi: quando la gravidanza mette a rischio la vita della madre, quando la gravidanza è frutto di violenza sessuale e quando non ci sono possibilità di sopravvivenza per il feto. Vincere la resistenza cattolica e conservatrice non sarà facile ma, forse, per le donne cilene potrebbe aprirsi uno spiraglio di libertà.