Il cibo riempie la pancia o inganna il cervello?
Una cena a lume di candela. Un pic-nic tra amici. Un aperitivo al mare. Uno spuntino durante il break. Tutti scenari di vita quotidiana con un comune denominatore: il cibo.
Durante tutta la nostra vita mangiamo circa 50 tonnellate di alimenti. Se fosse ancora vivo, Abraham Maslow – un noto psicologo statunitense- leggerebbe questo consumo esponenziale come una naturale conseguenza della ricerca degli esseri umani dell’appagamento dei loro bisogni fisiologici primari.
Nel 1954, Maslow ideò una gerarchia a forma piramidale dei bisogni umani, che poneva alla sua base quelli fisiologici quali la fame e la sete.
Un bisogno superiore, secondo lo psicologo, sopraggiunge solo quando viene soddisfatto quello precedente.
Nell’era del consumismo, dove l’offerta di cibo abbonda ed alimenti e pietanze sono molteplici e variegati, appagare la fame non è più un problema o almeno non lo è per i paesi più sviluppati.
Subentrano nelle persone, dunque, altre necessità come il bisogno di apparire, di essere diversi, di sentirsi amati, di essere riconosciuti, di percepire la propria unicità. Il raggiungimento di tutto questo, sembra ormai essere il frutto delle scelte che compiamo e nelle quali gli altri ci identificano. Decisioni come, ad esempio, quale prodotto comprare o mangiare.
Le strategie di marketing orientate alla vendita dei prodotti alimentari tentano di ancorare all’essenzialità del nutrimento messaggi complessi riguardanti il suo significato, affinché gli alimenti vengano considerati dagli individui più importanti di quanto realmente sono.
Prendiamo, ad esempio, lo slogan utilizzato dalla famosa marca di yogurt Muller: Fate l’amore con il sapore. Questo prodotto dovrebbe presumibilmente regalarci un senso di piacere. Possibile che uno yogurt riesca ad emulare la sensazione del contatto con un’altra persona?
Dove c’è Barilla c’è casa ne è un altro esempio: la multinazionale italiana proporrebbe la sua pasta (e i suoi sughi) come simbolo di tradizione, sicurezza, affetto ed unione. Mangiandoli dovremmo immaginare gli affetti familiari. Sembrerebbe un accostamento strano, eppure…
Stesso vale per la linea di gelati Magnum il cui motto è: “For pleasure seekers”. Chi mangia questi gelati ricercherebbe il piacere ed in esso riuscirebbe a trovarlo. Addirittura, nella sua ultima trovata pubblicitaria, questi gelati sarebbero il simbolo del modo di essere di una persona- frivola o chic-.
Non servono troppe spiegazioni, invece, per i motti utilizzati dall’azienda Amica Chips: “La patata tira” o “A chi piace la patatina”, e dalla Fonzies.
Ecco quindi alcune dimostrazioni di come le aziende, pur di vendere, non puntino a pubblicizzare la qualità degli ingredienti dei loro cibi, ma piuttosto mirino ad accrescere la reti di significati e messaggi attorno ad essi.
Noi non compriamo il prodotto in sé ma ciò che esso rappresenta e il modo in cui ci aspettiamo di sentirci dopo averlo acquistato.
E allora, dopo tutto questo, noi di Lineadiretta24 abbiamo deciso di proporvi una ricetta che, utilizzando i prodotti che ci propone il mercato, soddisferà tutti i bisogni della piramide: Maslow’s Chicken (x2)
Comprare 4 fusi di pollo confezionato Aia – perché dove c’è Aia c’è gioia -. Preparare una miscela con curcuma, cumino, coriandolo, ginger, sale e farina Barilla (dove ‘è Barilla c’è casa). Infarinare il pollo con la miscela ed immergerlo nello yogurt Muller (2 barattoli) per fare l’amore con il sapore. Ripassarlo nuovamente nel mix di spezie ed aromi e friggerlo con olio d’oliva Bertolli (gusto Gentile).
Una volta pronto, accompagnare il piatto con un Crodino (l’analcolico biondo che fa impazzire il mondo) e con le patatine Amica Chips.
Se provando questa ricetta vi sentirete più soddisfatti che mai non lo sappiamo, ma quello che è certo è che la vostra pancia sarà piena!